Martedì 16 Dicembre 2014 - Libertà
Violetta Bellocchio: «Fare i conti con la propria storia»
L'autrice ha inaugurato Pulcheria a palazzo Rota Pisaroni con una "lectio" sulla scrittura biografica
di MAURO MOLINAROLI
E' stata la scrittrice Violetta Bellocchio a inaugurare ieri sera al Salone d'Onore della Fondazione di Piacenza e Vigevano, a palazzo Rota Pisaroni, Pulcheria 2014, presente un folto pubblico in larga parte femminile, il sindaco Paolo Dosi e l'assessore alle pari opportunità Giulia Piroli, e diverse componenti della Commissione delle elette.
Insomma, donne che sembrano riannodare il filo della memoria attorno alla scrittura, perché Violetta quando scrive ha qualità grandi, è padrona del linguaggio fino a regalarci squarci di universo in frantumi con la capacità di una narrazione borderline che le appartiene e di cui va fiera. Non ha filtri la scrittura di Violetta Bellocchio e dai suoi libri, uno in particolare, Il corpo non dimentica (Mondadori) emerge la forza di una maturità che convince.
Ieri sera però ha affrontato un tema attorno al quale ruota il dibattito sulla scrittura; il tema è "Scrivi quello che non conosci. Punti di forza e limiti della scrittura biografica", e Violetta nella sua inquietudine, originale e tra le più inquiete, va oltre la disarmante onestà con cui ha narrato i suoi tre anni da alcolista bulimica.
Indaga sui limiti e sui punti di forza della scrittura biografica e autobiografia con una "lectio" che racchiude anche il senso della rivista on line Abbiamo le prove, di cui Violetta Bellocchio è fondatrice, contenitore di storie personali scritte da donne; ha vinto il premio MIA 2014 come miglior sito letterario.
Tiene a sottolineare di avere 37 anni: «Non sono giovane da molto tempo - dice - non sono abituata ad essere accolta in luoghi accoglienti e piacevoli. Avevo 27 anni, un uomo potente lesse un mio adattamento scritto per un film. Ero a casa dei miei genitori, quando mi disse che dovevo cimentarmi in storie su donne, su ragazze e soprattutto su ragazze che lavorano in giornali femminili».
Aggiunge: «Provai una grande rabbia, insorse tutto il mio spirito ribelle e femminista perché non accettavo di essere ridotta a una ragazza che scrive in un giornale femminile. La reazione che ho provato è stata ambivalente, perché mi ha portato per anni a rifiutare ogni discorso sulle donne, proprio mentre lavoravo, e quindi dipendevo economicamente, da un giornale di quel tipo. Quindi mi sono allontanata con violenza dal mio stesso sesso».
Violetta usa le metafore con autentica proprietà di linguaggio: «I libri nascono come i crimini - spiega - sono una questione di movente e opportunità. E Il corpo non dimentica è stato una questione di opportunità, perché qualcuno che mi ha permesso di farlo, e c'è stato un movente, perché ero disponibile a lavorare su quei temi. L'editore disse che l'avrebbe pubblicato dopo un anno da quando era stato terminato. E questo tempo di attesa era angoscioso, perché questo libro è scomodo e i fatti trattati sono abbastanza fastidiosi, oltre che veri. Di lì mi sono chiesta come avessi potuto aiutare qualcuno a scrivere meglio senza giocare a fare l'editor. E' nata Abbiamo le prove, dal mio amore per i racconti in prima persona che pubblicavano molte riviste femminili quando ero piccolina».
Conclude: «Quando si scrive materiale biografico come fanno le donne che giungono sulla mia rivista, bisogna fare i conti con la propria storia. Se non si è disposti a rivivere un fatto anche doloroso del proprio passato, non si potrà mai scrivere un romanzo biografico». Come darle torto?