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Sabato 13 Dicembre 2014 - Libertà

Mai più avventure finanziarie che tanti guasti hanno prodotto, d'ora in poi investimenti assolutamente prudenziali anche se ci si dovrà accontentare di rendimenti bassini, erogazioni da mantenere comunque ai livelli attuali pur se consapevoli che il generale andazzo di austerity si farà inevitabilmente sentire, uno stile di coinvolgimento e condivisione delle scelte che segni una vigorosa discontinuità con il passato, perché «mi piace molto che la gente conosca quello che si sta facendo»

Mai più avventure finanziarie che tanti guasti hanno prodotto, d'ora in poi investimenti assolutamente prudenziali anche se ci si dovrà accontentare di rendimenti bassini, erogazioni da mantenere comunque ai livelli attuali pur se consapevoli che il generale andazzo di austerity si farà inevitabilmente sentire, uno stile di coinvolgimento e condivisione delle scelte che segni una vigorosa discontinuità con il passato, perché «mi piace molto che la gente conosca quello che si sta facendo».
Massimo Toscani le sue parole d'ordine le ha pronunciate chiare in consiglio comunale. Si rassegni chi della Fondazione aveva la concezione di un bancomat a cui attingere a richiesta, non sarà più così: i soldi andranno a chi saprà meritarseli, sulla base di progetti credibili che dovranno superare un articolato filtro di controllo e valutazione. La filosofia che deve muovere un ente il cui patrimonio deriva dal risparmio accumulato nei decenni dai cittadini è quella delle ricadute durature sul territorio, ricadute sociali, economiche e culturali in grado di migliorarne complessivamente la qualità della vita.
Dal 27 ottobre Toscani è presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Un mese e mezzo di lavoro sodo («Abbiamo fatto cinque riunioni di consiglio di amministrazione, una alla settimana quando lo statuto ne prevede una al mese») che ieri ha illustrato nell'audizione in consiglio comunale chiesta da varie formazioni politiche, in particolare dell'opposizione, ma che è stato lui stesso a sollecitare dopo l'elezione al timone dell'ente di via Sant'Eufemia. «Perché siamo qui per ascoltare tutti e per imparare da tutti», ha spiegato incontrando il plauso pressoché unanime dell'aula. E annunciando l'intenzione («Ci stiamo pensando») di indire una sorta di «Stati Generali con gli attori del territorio» al gran completo, una giornata di confronto «per capire dove davvero si deve andare».
Tutti segnali evidenti di un volta-pagina che Toscani e il suo cda intendono imprimere rispetto alle passate gestioni caratterizzate da profonde spaccature e feroci polemiche sulle fallimentari scelte di investimento che hanno pesato fortemente sui bilanci della Fondazione (v. articolo a lato): se dieci anni fa il patrimonio era sui 440-450 milioni di euro, oggi si attesta intorno ai 340-360, quasi 100 milioni in meno.
I trascorsi rovesci finanziari sono però alle spalle e quello che c'è in cassa costituisce «una solida base per la ripartenza macinando lavoro e andando avanti con le risorse a disposizione». Non che Toscani voglia sbrigativamente archiviare certe spinose pratiche ereditate, soltanto occorre prima, ha spiegato, effettuare una «attenta analisi», una «fotografia precisa» di come stanno le cose. Vale per l'accertamento dell'ammontare del patrimonio, e anche per risalire alle cause dei guasti delle infelici scelte passate.
Se pure il ministero dell'Economia si è mosso per chiedere conto di scelte azzardate che fanno a pugni con il criterio prudenziale che lo statuto di via Sant'Eufemia prescrive sull'utilizzo delle risorse, la regola aurea deve tornare a essere la minimizzazione del rischio. Non sfugge a Toscani «la difficoltà di coniugare sicurezza dell'investimento e redditività». Ecco perciò che «stiamo mettendo alla frusta gli istituti di credito per avere rendimenti accettabili e investimenti sicuri», soprattutto con stacco di cedole a scadenze ravvicinate che diano garanzie di liquidità per poter effettuare le erogazioni.
Già, le erogazioni. Nel 2015 non si arriverà ai 5,7 milioni di euro distribuiti quest'anno, si scenderà a 5,2 anche perché pesano gli 800mila euro di tasse appioppate dal governo. E' comunque un «buon risultato», dice Toscani indicando nel welfare il settore cui dedicare maggiore attenzione (vi sono confluiti 150mila euro in più sottratti ai capitoli "Arte e cultura" e "anziani") perché «in questa fase occorre andare verso chi è in difficoltà».
E' però la presentazione di progetti che soprattutto viene richiesta a chi bussa in via Sant'Eufemia: «La Fondazione per molto tempo è stata vista come un bancomat, invece dovrebbe valutare progetti». Di più, deve essere essa stessa «propulsore di progetti», elaborarli o «assemblarli» se chiamano in causa più soggetti che operano nello stesso ambito.

Gustavo Roccella gustavo.roccella@liberta.it

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