Sabato 13 Dicembre 2014 - Libertà
«La colpa dei misfatti? Si faranno tutti i controlli»
Da Monte Parma ai titoli in Svizzera, dai derivati ai fondi a Gibuti: il patrimonio perde 100 milioni
(guro) «Non ci sottrarremo a tutte le verifiche che il nostro ruolo ci impone», ha promesso Massimo Toscani a chi, come Marco Colosimo (Piacenza Viva), lo ha spronato ad «andare a fondo nell'individuazione dei colpevoli degli sciagurati investimenti passati» e a non esitare a promuovere «azioni di responsabilità» contro gli ex amministratori.
Ieri in consiglio comunale il presidente della Fondazione ha giocato a carte scoperte. Anche sulle questioni più spinose sulle quali ha puntato il dito l'opposizione: dall'acquisto di azioni di Banca Monte Parma alla sottoscrizione di fondi costata una causa legale con l'advisor JP Morgan, dai titoli trasferiti in Svizzera e poi precipitosamente fatti rientrare all'investimento finito in una banca di Gibuti.
Lo ha fatto partendo dalla proiezioni di slides che hanno messo a confronto le voci di bilancio - al 27 ottobre scorso - con le stime dei rispettivi valori di mercato fatte da tre istituti di credito - Banca Profilo, Unicredit, Banca Esperia - su incarico della Fondazione stessa. Un'analisi dettagliata e comparata, alla base del preliminare percorso espressamente intrapreso da Toscani per avere la fotografia e la precisa verifica dell'attuale situazione patrimoniale dell'ente di via Sant'Eufemia.
Il valore di bilancio ammonta a 372 milioni di euro, quello di mercato a 355 milioni circa, ma tenendo conto della rivalutazione registrata nel frattempo dai Btp posseduti dalla Fondazione, arriva sui 360 milioni, ha ricostruito il presidente. Dunque un saldo negativo di 12 milioni, cui va aggiunta una minusvalenza di 10 milioni se si portassero subito a realizzo gli investimenti finanziaria. «Se chiudessimo oggi, avremmo un patrimonio di 340 milioni», ha quantificato Toscani scendendo ancora più all'osso per poi entrare nel merito delle operazioni più contestate alle passate gestioni, in particolare il doppio mandato con Giacomo Marazzi presidente.
Partiamo da Banca Monte Parma. L'acquisto delle azioni è costato 73 milioni di euro, già oggetto di due svalutazioni. Ragion per cui a bilancio sono contabilizzate a 24,5 milioni. Una perdita di 48,5 milioni già iscritta. L'attuale cda ha deliberato all'unanimità la dimissione di quella quota di titoli (10%): candidato all'acquisto è il gruppo Intesa-Sanpaolo che mette sul piatto 28,5 milioni di euro.
In perdita sono anche le azioni Enel (-13 milioni tra valore di bilancio e di mercato) e Iren (-2,5 milioni), mentre è già stato azzerato a bilancio il milione di euro che, tramite una società di diritto lussemburghese, era finito nelle casse di una banca di Gibuti non si sa bene come: «Su questa operazione non c'è uno straccio di delibera di consiglio», ha rivelato il presidente.
Note dolenti quelle del fondo Unicredit rispetto al quale si prospetta una perdita di 14,4 milioni di euro già contabilizzata. Idem per quanto riguarda
il contenzioso con JP Morgan per la consulenza di acquisto dei titoli. Via Sant'Eufemia ha chiesto la nullità del contratto «perché comunque la Fondazione perde e le banche guadagnano», ha spiegato Toscani in soldoni. «Se dal tribunale ci verrà data ragione, dobbiamo restituire 2 milioni di euro che sono stati accantonati», in caso contrario «dobbiamo pagare 14,4 milioni, avremo in cambio titoli Unicredit per 5 milioni». Il saldo è quindi -9,4 milioni, 4 dei quali sono già iscritti a bilancio. Morale: perdita effettiva di 5 milioni.
Quanto ai titoli in Svizzera "andata e ritorno", sono oggetto di verifiche da parte della magistratura, ha osservato il presidente, «possiamo solo affermare che sono tutti tornati».
D'ora in poi la parola d'ordine sugli investimenti sarà la prudenza: oggi ci sono circa 30 milioni di euro pronti da impiegare: «Faremo investimenti in obbligazioni a breve durata che ci diano certezze delle risorse del capitale con rischi estremamente limitati», ha informato Toscani parlando di rendimento netto del 2%.