Domenica 14 Dicembre 2014 - Libertà
«Così ho dato voce alle donne»
Violetta Bellocchio, domani in Fondazione, ha ideato una rivista online
di MAURO MOLINAROLI
E' sempre un piacere incontrare Violetta Bellocchio, perché è come riannodare il filo della memoria. Ci eravamo lasciati ad agosto quando chiuse i battenti il Bobbio Film Festival e ci si ritrova ora in occasione di Pulcheria. Quando scrive ha qualità grandi, è padrona del linguaggio fino a regalarci squarci di un universo perduto con la capacità di una narrazione che non è da tutti. Con la sua scrittura siamo dinanzi a una narrazione in cui, senza filtri e senza fiction, emerge la forza della maturità. E in proposito Scrivi quello che non conosci. Punti di forza e limiti della scrittura biografica, è il tema di cui parlerà domani alle 18.15 al Salone d'onore di Palazzo Rota Pisaroni, di via Sant'Eufemia aprendo la nuova edizione di Pulcheria, la rassegna al femminile raccolta quest'anno sotto l'etichetta Storie di donne e curata artisticamente da Paola Pedrazzini (sempre domani ma alle 21.15 all'auditorium della Fondazione sarà ospite Piera Degli Esposti).
Violetta è una scrittrice originale e tra le più inquiete della sua generazione e autrice di uno dei casi letterari dell'anno, Il corpo non dimentica (Mondatori) in cui racconta con disarmante onestà i suoi tre anni da alcolista bulimica; domani Violetta indagherà sui limiti e sui punti di forza della scrittura biografica e autobiografia con una lectio tutta da ascoltare. Violetta Bellocchio è infatti la fondatrice e la curatrice della rivista on line Abbiamo le prove, contenitore di storie personali scritte da donne; ha vinto il premio MIA 2014 come miglior sito letterario.
Da dove nasce l'idea di fondare "Abbiamo le prove"?
«Ricordo che dopo avere scritto un libro, invece di iniziarne immediatamente un altro, mi sono accorta che volevo leggere di più. Avevo pensato spesso alla possibilità di dare il via a un piccolo prodotto editoriale on line tutto italiano, ma mi ero sempre tirata indietro, giustificandomi e trovando delle scuse; Abbiamo le prove è nato dal mio amore per i racconti in prima persona che pubblicavano molte riviste femminili quando ero piccola e che tra l'altro oggi, negli Stati Uniti, hanno ricominciato a pubblicare diversi portali per donne. Ed era una cosa che - almeno in una prima fase - potevo gestire per conto mio; le persone che mi aiutano come Nadia Terranova, che spesso legge e cerca autrici con me, e Dafne Calgaro, le ho incontrate quando il progetto già c'era. Dal settembre scorso, per festeggiare il nostro secondo anno di vita, abbiamo cambiato formato, passando da cinque a 2/3 testi inediti ogni settimana, dobbiamo infatti andare verso tempi di pubblicazione meno insani».
Come avviene la scelta delle autrici?
«Devono essere viventi, italiane (o vivere in Italia), aver scritto più di tre paragrafi di seguito e averli messi in un posto che possiamo trovare per renderci conto di quel che hanno scritto, inoltre devono essere pronte a firmarsi con il loro nome (lo pseudonimo è concesso nei casi in cui l'autrice ha tutto da perdere col suo vero nome). Il bello di tutto questo sta nel fatto che nello stesso posto un lettore può trovare scrittrici professioniste e autrici non professioniste, persone con una tecnica che nasce dal mestiere e persone il cui talento è meno lavorato, più grezzo. Alcune autrici già pubblicate le abbiamo trovate grazie a un giro di segnalazioni; altre le conoscevo già e volevo fare una cosa con loro; diverse le abbiamo incontrate leggendo in giro, continuando a cercare».
Un anno ricco di soddisfazioni, soprattutto con "Il corpo non dimentica", un caso letterario che ti ha portato spesso sulle pagine culturali dei quotidiani nazionali.
«Sono soddisfatta. Il libro ha avuto un buon riscontro. E pensare che all'inizio volevo scrivere un saggio, un volume sulle donne distruttive del secolo scorso, vale a dire le vittime sacrificali del loro tempo. Un saggio tradizionale, mi sono poi messa in gioco anche grazie alla mia editor che ha spinto in questo senso, consigliandomi di lavorare sull'aspetto autobiografico, sulla mia esperienza di alcolista. Ho cominciato a prendere appunti, a scrivere, e ho incontrato le prime difficoltà che si sono manifestate con le crisi d'ansia, temevo di ritrovarmi nel buio della notte, ossessionata dalle luci al neon dei bar e dei supermercati. Invece no, più scrivevo e più mi accorgevo di stare bene, era come se mi liberassi completamente. Il libro è stato scritto a Bobbio».
Progetti futuri?
«Ce ne sono, ma tutto è ancora ammantato dalla necessità di mettere bene a fuoco i progetti. Comunque non posso che essere soddisfatta, ho avuto modo di insegnare anche alla Scuola Holden, con il mio sito mi sono aggiudicata un riconoscimento che mi ha fatto molto piacere e dulcis in fundo, mio padre e mia madre si sono risposati in chiesa dopo 40 anni di matrimonio».