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Domenica 14 Dicembre 2014 - Libertà

Andaloro, estri beethoveniani

Con la Toscanini diretta da Di Stefano ottima prova del pianista

piacenza - A solo un mese dal trionfale concerto del baritono Leo Nucci e dell'Italian Chamber Opera Quintet, che aveva inaugurato la Stagione concertistica 2014-2015 allestita dalla Fondazione Teatri di Piacenza, il Municipale ha regalato un'altra straordinaria serata di grande musica.
In occasione del secondo appuntamento, andato in scena l'altra sera, gli organizzatori hanno calato un poker d'assi dal successo annunciato: due capisaldi del Romanticismo come Ludwig van Beethoven e Felix Mendelssohn-Bartholdy e due straordinari interpreti come il pianista Giuseppe Andaloro e il maestro Giovanni Di Stefano, che ha diretto la Filarmonica Arturo Toscanini. E i risultati non si sono fatti attendere.
Andaloro, la Toscanini e Di Stefano hanno regalato un'interpretazione straordinaria dei tre brani in programma (l'Ouverture de Le creature di Prometeo e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in Do maggiore op. 15 di Beethoven e la Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90 "Italiana" di Mendelssohn), a dimostrazione che anche la stagione concertistica di quest'anno si annuncia come imperdibile, per qualità di interpreti e repertorio proposto.
Dopo l'Ouverture de Le creature di Prometeo, ottimamente eseguita dai bravissimi musicisti della Toscanini, alcuni dei quali, pur aderendo allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil per protestare contro il Job Act hanno ugualmente suonato in segno di rispetto verso il pubblico indossando però abiti borghesi e rinunciando al compenso che hanno devoluto in beneficenza, il momento clou della serata è arrivato con l'ingresso in scena di Andaloro.
Con un tocco rotondo e cristallino, una timbrica caldissima e un fraseggio sublime il pianista ha mandato in visibilio il pubblico del Municipale, cesellando il concerto beethoveniano per sviscerare tutta la grandiosa espressività di questo brano che, pur rientrando di diritto nel novero dei concerti per strumento solista e orchestra, si distingue per la sua spiccata propensione non solo verso il dialogo tra "solo" e "tutti", ma anche tra il pianoforte e i singoli strumenti dell'orchestra, risultato della genialità compositiva del sommo Beethoven. Brillante e maestoso nel primo e nel terzo movimento, il pianista siciliano ha letteralmente lasciato senza fiato il pubblico con la lettura del "Largo" centrale, grazie a un'esecuzione di pura poesia, che ha visto l'artista sfoderare una pulizia di suono a tratti quasi inverosimile (ma chi c'era potrà confermarne la realtà) e un tocco talmente fluido da far immaginare che le sue dita toccassero direttamente le corde dello strumento, senza il tramite della tastiera. A molti, senza dubbio, avrà ricordato quello del grande Arturo Benedetti Michelangeli.
La "parola" è poi tornata all'orchestra e a Di Stefano per la parte finale di questo straordinario concerto. Dopo le delizie ascoltate con Beethoven, ecco la scintillante briosità e la spensieratezza dell'Italiana di Mendelssohn, in cui la Toscanini ha espresso tutta la sua verve e il suo inconfondibile suono, fatto di quel mix di eleganza, stile e calore affettuoso, che Piacenza e i piacentini hanno avuto ormai modo di conoscere e apprezzare.
Ultimo, ma solo per ordine, il plauso che vogliamo riservare a Giovanni Di Stefano. Un direttore dalla straordinaria professionalità, che con un gesto sempre chiarissimo e presente ha condotto il concerto con autentica maestria. E' a lui e a tutti gli interpreti della serata che il pubblico ha tributato i lunghi e calorosi applausi conclusivi.

Mauro Bardelli

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