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Venerdì 12 Dicembre 2014 - Libertà

Diabetici, in terapia oltre 15mila piacentini

Comportamenti alimentari, ecco cosa fare ed evitare

«Mentre preparavo gli gnocchi mi sono sentita svenire, ho mangiato due bustine di zucchero, ma non è stato sufficiente, ho preso del latte sempre zuccherato e anche dei biscotti, per fortuna che ero seduta e non ero sola in casa». La signora Amanda Prati racconta il suo primo incontro con un attacco di ipoglicemia (il livello medio deve essere intorno a 100), la bestia nera, il terrore dei diabetici. Anche la paura di fare una brutta figura sul lavoro, ha continuato un'insegnante «mi sento decocentrata, non tengo più il filo della lezione, non so più cosa dico ai miei allievi».
Ipoglicemia, ovvero carenza di zuccheri, per gli affetti da diabete è uno stato che può portare al coma, fino alla morte. «Oggi per fortuna non più - assicura la dottoressa Donatella Zavaroni dell'Ausl -, ma è il tabù che blocca il paziente impedendogli di tenere sotto controllo la glicemia», inoltre gli stessi pazienti e i loro familiari sono informati sui sintomi e dei rischi che possono correre e sono in grado di intervenire.
Sono oltre quindicimila i piacentini affetti da diabete in terapia farmacologica, tramite insulina o pastiglie, presso il reparto dell'ospedale. La statistica nazionale indica il 6% della popolazione, di questi il 20% sono over 60. «Una patologia genetica e ambientale - aggiunge la diabetologa - e favorita dallo stile di vita, purtroppo in grande aumento».
Ieri, per iniziativa dell'Associazione autonoma diabetici piacentini, rappresentata dalla vicepresidente Vittorina Curtoni e in collaborazione con il reparto di diabetologia, nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano si è svolto un incontro per aggiornare i pazienti sui comportamenti da assumere in caso di ipoglicemia. «Si riconoscono tre gradi, il primo, più lieve, i sintomi sono sudorazione, tremori e stato confusionale leggeri e si risolve mangiando alimenti zuccherati; nel secondo grado i sintomi diventano più forti ed è necessaria la presenza di un'altra persona per indurre il paziente ad ingerire gli zuccheri: il terzo, quello precomatoso, è quando si rischia la vita e diventa urgente la terapia endovenosa».
Oggi la tecnologia mette a disposizione strumenti che consentono di scoprire l'andamento della glicemia anche in assenza di sintomi: «con l'Holter glicemico - dice Zavaroni -, e i microinfusori, strumenti che erogano insulina minuto per minuto per tenere sotto controllo l'ipoglicemia, entrambi dati in uso previo accordo col medico specialista».
La seconda parte dell'incontro, tenuto dalla dietista Paola Scatola, ha riguardato l'alimentazione, il principale responsabile della glicemia. La risposta è l'assunzione, in generale di zuccheri, ma attenzione, avverte la dottoressa: «Se si è lontani dai pasti consiglio di assumere tre bustine di zucchero, o, in alternativa mezza lattina di una bibita zuccherata, tre o quattro caramelle, o un succo di arancio e attendere gli effetti per 15 minuti, se la glicemia sale oltre i 90 significa una reazione positiva e in attesa del pasto si può assumere anche due o tre crakers, o comunque dei carboidrati complessi come pane per mantenere gli zuccheri». E' questa la regola del 15/15, spiega la professionista aggiungendo: «Se i sintomi sono pesanti e il pasto è lontano si corregge prima lo stato con lo zucchero e poi si anticipa il pasto cui seguirà l'iniezione di insulina».

Maria Vittoria Gazzola

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