Venerdì 12 Dicembre 2014 - Libertà
Quanti maestri per Strauss
Montenz e il pianista Piacenza per il ciclo di incontri
piacenza - Al Ridotto del Teatro Municipale, nel secondo appuntamento del Ciclo Strauss, promosso dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con il Centro culturale italo-tedesco di Piacenza, nell'ambito dell'iniziativa Educazione alla musica, nel 150° anniversario della nascita del grande compositore e direttore d'orchestra, all'esposizione del musicologo Nicola Montenz sull'evoluzione stilistica del maestro si è affiancata la musica, eseguita al pianoforte da Gianluca Piacenza, che ha proposto all'ascolto la Danza dei sette veli da Salome (1905), il Monologo di Elektra (1909) e il Valzer da Der Rosenkavalier (1911), corrispondenti a diverse fasi della produzione dell'artista. Montenz si è occupato di Strauss anche nelle pagine introduttive del volume Il cammino parallelo, Archinto, che raccoglie la corrispondenza tra Richard Strauss e Gustav Mahler dal 1888 al 1911. Alcune lettere si soffermano in particolare sull'allestimento di Salome che Mahler, giudicandola un «capolavoro incomparabile, originale dall'inizio alla fine», si era indefessamente impegnato, senza successo, a portare a Vienna, dopo la prima assoluta tenutasi il 9 dicembre 1905 a Dresda, registrando il «tutto esaurito alle prime tre recite: l'orchestra - commentava entusiasta Richard in una missiva inviata da Berlino il 15 dicembre all'amico e collega - è stata di una bravura indescrivibile». L'apprendistato musicale di Strauss era avvenuto in famiglia, «figlio del più celebre cornista dell'epoca, che aveva partecipato alle prime assolute di Tristan und Isolde, dei Mastersinger von Nürnberg dei due primi pannelli monacensi del Ring e infine di Parsifal». Il padre aveva trasmesso la devozione per un tradizionalismo nel quale «era bandito persino l'ultimo Beethoven». Fondamentali anche gli insegnamenti di Hans von Bülow, di cui Richard Strauss era stato assistente a Meiningen, in Turingia. Lì «aveva appreso il dono di piegare l'orchestra al proprio volere e assimilato alla perfezione la capacità di rendere eseguibile ciò che non si sarebbe detto tale». Montenz ha evidenziato l'importanza dell'influsso di Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven e Richard Wagner, verso la musica del quale si concretizzò «un contraddittorio rapporto di adorazione e distacco».
Richard Strauss rimase comunque tra i più osannati interpreti wagneriani. La lettura di Mozart tornerà, «superati gli esagitati anni di Salome ed Elektra, contribuendo a «definire lo stile raffinato e ironico di Strauss», il quale nell'Amore di Danae, del 1940, ma rappresentato postumo nel 1952, recupererà pure echi romantici.
An. Ans.