Martedì 9 Dicembre 2014 - Libertà
«Quella corda che dà il senso all'amicizia»
L'alpinista Hervè Barmasse, invitato dal Cai, racconta i valori della montagna
L'alpinismo come «una passione naturale che hai dentro di te», ma anche come «entusiasmo trasmesso di padre in figlio», «emozione di fronte alla meraviglia di un paesaggio», «curiosità di esplorare» e «occasione unica per provare, nella solitudine delle montagne, a riscoprire un po' di sé stessi e dei propri sentimenti». All'auditorium della Fondazione la serata organizzata dal Cai, introdotta dal presidente della sezione piacentina del Club alpino italiano, Lucio Calderone, ha portato ancora una volta all'incontro con un alpinista di eccezione, Hervé Barmasse, aostano, tanti primati alle spalle - dalla parete nord-ovest del Cerro Piergiorgio in Argentina al Beka Brakai Chhok del Karakorum - elencati in apertura dallo stesso Calderone, ma che con la foltissima platea ha scelto di condividere, attraverso una sequenza di emozionanti filmati, «più una serie di esperienze, che non di obiettivi raggiunti, perché per me la montagna è stata soprattutto una scuola di vita». Il racconto di Barmasse è così partito dall'importanza del valore della cordata: «Non è soltanto un pezzo di tela sintetica che ti mette in sicurezza con il tuo compagno. La cordata dà il senso dell'amicizia, uno dei valori aggiunti dell'esistenza». E quando, per aiutare la discesa dell'amico con le mani fratturate, ci si deve sobbarcare le fatiche e i rischi testimoniati nelle scene proiettate, quelle parole acquistano una concretezza ben lontana da qualsiasi retorica. Barmasse ha richiamato come la montagna non sia mai da sottovalutare, una massima imparata a sue spese in un'ascensione cominciata prevedendo tempi e attrezzatura decisamente inferiori al necessario. A volte sono state proprio le condizioni climatiche avverse ad aver imposto un cambiamento di programma rivelatosi poi proficuo, perché magari, invece di un'impossibile scalata in solitaria nell'inverno della Patagonia, Barmasse ha trovato compagni per affrontare insieme neve e pioggia. La tragedia l'ha toccata quasi con mano nella valle pakistana Shimshal, dove ha rischiato di morire travolto da una cascata di ghiaccio. Eppure quella remota località è comunque legata a uno dei ricordi più belli di Barmasse: l'apertura di una scuola di alpinismo frequentata anche dalle ragazze e non solo dai loro coetanei maschi. Non occorre però - ha ribadito - viaggiare tanto lontano per scoprire l'incanto della natura: «Guardate con creatività e fantasia le montagne italiane - Alpi e Appennini - sono le più belle». I Barmasse vivono da quattro generazioni sul Cervino, rimasto inviolato fino al 1865 (nel 2015 si celebrerà il 150° anniversario dell'impresa) e lì hanno condotto le suggestive immagini del film "L'ultima linea", in cui si ricostruisce come Hervé sia riuscito, insieme al padre Marco, a inaugurare una nuova via, coronando un sogno.
Anna Anselmi