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Mercoledì 5 Novembre 2014 - Libertà

Cinello, narrazioni di fiabe senza tempo

Emersi anche lavori inediti. Il collezionista Franco Spaggiari: «Il secondo quadro che ho acquistato»

piacenza - Con le sue narrazioni intinte nel mito di fiabe senza tempo, Cinello si è confermato un pittore molto amato dai piacentini. Tanti sono stati infatti i visitatori della mostra Il pittore e la sua città alla Galleria d'arte Il lepre di Sandra Bozzarelli, in via Felice Frasi 20. Persone che avevano conosciuto personalmente l'artista, altri che per ragioni anagrafiche (è scomparso prematuramente nel 1982, a 54 anni) non ne hanno avuto l'opportunità, ma desiderosi comunque di conoscerne l'opera.
Sono emersi anche lavori inediti, tanto che Bozzarelli, in collaborazione con Patrizio Losi, il figlio dell'artista (il cui vero nome era Umberto Losi) e promotore dell'esposizione insieme al fratello Franco e alla madre Carmen, ha avviato una raccolta del materiale (chi volesse segnalare le opere può rivolgersi alla galleria Il lepre) nella prospettiva di un catalogo generale, impresa già portata avanti dal gallerista Antonio Braga e interrotta alla sua morte.
Del resto Braga si era interessato da subito alla produzione dell'artista, accogliendo nel 1967 una personale nella galleria Il gotico inaugurata da appena un anno. Cinello vi era poi tornato nel 1975 e, con una mostra solo di acquerelli, nel 1980, fino all'omaggio postumo alla galleria Braga nel 1986.
Oltre alla retrospettiva curata da Renzo Margonari nel 2000 a Palazzo Farnese, a mantenere viva l'attenzione su Cinello aveva contribuito nel 2002 la mostra Surrealismo padano. Da de Chirico a Foppiani, dove Vittorio Sgarbi aveva incluso il pittore nel novero di artisti di ogni epoca "accomunati da una terra piatta e da ossessioni, sogni, visioni". E proprio il critico ferrarese è stato ospite nei giorni scorsi della galleria d'arte Il lepre, soffermandosi in particolare sulla tecnica mista Contemplazione, del 1975, proveniente dal Mim museum in motion del castello di San Pietro in Cerro, realizzato dal collezionista Franco Spaggiari, il quale negli anni '80, quando aveva cominciato la sua raccolta, per quel quadro aveva provato un autentico colpo di fulmine. «Volevo acquistare un'opera di Cinello - ha ricordato Spaggiari - da una persona che mi proponeva un Arlecchino, all'epoca non nelle mie corde e che, come soggetto, ho comprato soltanto successivamente. Quella volta tornai dunque a casa con un Foppiani, la prima opera in assoluto della mia collezione. Qualche giorno dopo, vidi questo Cinello e ne fui conquistato: fu il mio secondo quadro».
Il Mim, attualmente chiuso per la consueta pausa invernale in attesa di riaprire in marzo con un allestimento rinnovato, comprende una decina di opere di Cinello, tra cui il Trittico, del 1960, diventato l'icona del museo, opere in parte esposte al Lepre, accanto a dipinti di collezionisti privati, a comporre un itinerario che dal 1948 conduce al 1980, tappe di un percorso coerente di ricreazione continua della realtà, rendendo tangibili le fantasie di un mondo onirico osservato con bonaria ironia. La mostra è accompagnata dal catalogo a cura di Eugenio Gazzola, con testi anche di Armodio e Mauro Molinaroli, il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in collaborazione con Alias.

Il pittore e la sua città Opere di Cinello fino a sabato 8 novembre alla Galleria d'arte Il lepre, in via Felice Frasi, 20 (orario: 10-12.30 e 16-19; giovedì su appuntamento, tel. 335.5348453).

Anna Anselmi

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