Domenica 30 Novembre 2014 - Libertà
La lingua di Giordani ponte con la pittura
Con le ultime relazioni chiuso ieri alla Cappella Ducale il convegno sul letterato
piacenza - È stato dato appuntamento in ottobre, quando - ha annunciato Vittorio Anelli, direttore del "Bollettino storico piacentino" - la presentazione degli atti consentirà di tracciare un più approfondito bilancio sulla centralità che l'arte ha avuto nel pensiero di Pietro Giordani. Ma il convegno, che si è chiuso ieri nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese, ha anche lanciato ulteriori spunti di indagine, a partire proprio dal tema dell'influenza esercitata dal letterato piacentino in ambito artistico attraverso il suggerimento di soluzioni iconografiche e formali, con un ruolo dunque a priori, e non unicamente a posteriori, nella realizzazione dell'opera d'arte. «Se venisse comprovato, questo conferirebbe alla figura di Giordani un'importanza maggiore rispetto alla funzione di semplice interprete» ha osservato lo storico dell'arte Fernando Mazzocca, suggellando la due giorni che al Farnese ha visto avvicendarsi tredici relatori. Il volume conterrà pure i testi di Paolo Rusconi su Giordani, Cicognara e la pittura in porcellana e di Gianfranco Fiaccadori su Pietro Giordani e Paolo Toschi: storia di un'amicizia, impossibilitati a partecipare e i cui interventi permetteranno - ha evidenziato Mazzocca - di toccare il nodo fondamentale della riproducibilità dell'opera d'arte affrontato da Giordani.
Ieri mattina, intanto, sono state aggiunte ulteriori, rilevanti tessere per comporre un ritratto il più possibile a tutto tondo del rapporto di Giordani e le arti, titolo del convegno organizzato dal "Bollettino storico piacentino", in collaborazione con il Comune, il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano ed editrice Tipleco. Giorgio Zanchetti, docente di storia dell'arte moderna all'università di Milano, si è occupato della "scrittura ecfrastica" del Giordani, cioè di come la lingua letteraria dello studioso piacentino si è confrontata con la rappresentazione pittorica e sui limiti dell'una e dell'altra. Giovanni Benedetto, professore di filologia classica all'università di Milano, ha indagato le connessioni tra il monumento di Vittorio Alfieri scolpito da Antonio Canova in Santa Croce a Firenze e uno scritto poco noto di Giordani, del 1845, su un testo del gesuita settecentesco Giulio Cesare Cordara sull'ultima fallimentare impresa di Carlo Edoardo Stuart, pretendente al trono inglese. Maria Luigia Pagliani, membro del comitato scientifico del Bollettino storico piacentino, ha parlato di Giordani nella sua attività di funzionario pubblico. Carlo Mabriani, docente di storia dell'architettura all'università di Parma, si è soffermato sull'in folio con le tavole di progetto di Giovanni Antolini per il Foro Bonaparte di Milano per chiarire l'effettivo apporto ai testi fornito da Giordani, alla luce di quanto emerso dal recente riordino delle carte bodoniane alla Biblioteca Palatina di Parma. Alessandro Malinverni ha offerto una panoramica delle arti al tempo di Giordani nel ducato di Parma e Piacenza, nell'età ferdinandea, napoleonica e luigina, «molto differenti tra loro, che rendono i ducati un unicum tra gli stati europei». Malinverni ha evidenziato come «Piacenza tra Sette e Ottocento sembra sopravanzare Parma in campo pittorico e culturale, grazie a Gaspare Landi e a un circolo culturale che si sviluppa attorno alla famiglia Landi». Quadri del Landi sono stati protagonisti della visita guidata che Malinverni, conservatore del Museo Gazzola, ha condotto nel pomeriggio nella pinacoteca della scuola d'arte, raggiungendo poi anche la cappella della Madonna del Rosario in San Giovanni in Canale, che conserva due grandi tele rispettivamente del Landi e di Vincenzo Camuccini. Il progetto di Antonio Tomba, ha precisato Malinverni, ebbe come consulenti sia il Canova, sia l'architetto milanese Simone Cantoni.
Anna Anselmi