Lunedì 24 Novembre 2014 - Libertà
Le contraddizioni tra essere e apparire
Castelsangiovanni: mercoledì si alza il sipario sulla Stagione di prosa con "Uomo e galantuomo" con la regia di D'Alatri
Falso perbenismo contro tragedia: si ride molto ma con il rigore di Eduardo
di PAOLO SCHIAVI
Al Teatro Verdi di Castelsangiovanni si alza il sipario sulla nuova stagione di prosa. Il via è mercoledì 26 alle ore 21 nel segno della comicità dolceamara di Eduardo De Filippo con la moderna edizione di Uomo e galantuomo del regista Alessandro D'Alatri, alla guida di un cast dominato dalla presenza di quattro bravi attori napoletani - Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Antonia Truppo - e completato da Giancarlo Cosentino, Fabrizio La Marca, Roberta Misticone, Gennaro di Biase, Alessandra Borgia e Lia Zinno. Le scene sono di Aldo Buti e i costumi di Valentina Fucci.
Il cartellone del teatro valtidonese, messo a punto dal neo-assessore alla cultura Valentina Stragliati e sostenuto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano insieme a diversi sponsor privati, Provincia e Banca di Piacenza, si apre dunque con una pièce in cui il classico meccanismo della commedia degli equivoci cara ad Eduardo aziona il gioco del teatro nel teatro per gettare uno sguardo sulle contraddizioni tra essere e apparire.
Si tratta di "un testo giovanile (1922) spesso classificato come farsa - spiega D'Alatri nelle sue note di regia - ma è una definizione che gli va stretta. Seppure irresistibilmente comica, nella commedia emergono le contraddizioni della borghesia contro il dramma proletario di chi ogni giorno affronta la sopravvivenza. Falso perbenismo contro tragedia, onore contro fame. Si ride molto, ma con quel rigore di cui Eduardo si è fatto ambasciatore della sua arte nella storia".
«Il mio legame con Eduardo - spiega inoltre D'Alatri - si perde nell'infanzia: ancora bambino, di famiglia umile, ricordo che un giorno alla settimana, quando la televisione italiana era tutta un'altra cosa, veniva programmato il teatro. Tra le mie opere preferite c'erano quelle di Eduardo e per questo avevo il permesso di andare a letto più tardi del solito. Mi colpiva l'intensità di Eduardo. Riusciva a divertirmi facendomi credere ai drammi che stava interpretando. Una vera magia. E' con questo rispetto che mi sono avvicinato alla regia di Uomo e galantuomo».
Al centro della commedia c'è il teatro: una scalcagnata compagnia, nominatasi "L'eclettica", porta in scena in una località turistica balneare la Malanova di Libero Bovio. Tra equivoci, follia, dramma e farsa, si evocano sapori pirandelliani «ma si respirano anche profumi di Goldoni - sottolinea il regista - di Skakespeare, e forse anche un po' di quel teatro dell'assurdo che va da Osborne a Beckett a Jonesco. Lo scarso talento della compagnia fa da contrappasso ai drammi borghesi interpretati invece con sapienza e una vena di follia. Sullo stesso palcoscenico della vita saranno più attori i benestanti, i cui sforzi mirano ad interpretare ruoli d'apparenza che i veri commedianti protesi, senza alcuna esigenza interpretativa, soltanto a sopravvivere al quotidiano. Nella mia regia c'è tutto questo e l'amore per Napoli e la sua lingua, la sua ironia, così densa di umanità e poesia da tradursi naturalmente, ogni volta, in "teatro"».