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Domenica 9 Novembre 2014 - Libertà

Nuova luce per Palazzo Scotti di San Giorgio

Domani a Palazzo Galli la consegna del "Premio Gazzola" ai proprietari. Gli architetti Dodi, Gallosi e Pinotti autori del recupero

Il restauro del fabbricato dell'800 per adeguarlo ai precetti estetici in voga all'epoca

piacenza - Alla scoperta della Piacenza di inizio Ottocento, in una zona della città, quella raccolta attorno al teatro Municipale, interessata da vari interventi di "aggiornamento" attuati su fabbricati preesistenti, per renderli adeguati ai precetti estetici in voga all'epoca. Domani alle ore 17.30 nella Sala Panini di Palazzo Galli, in via Mazzini, 14, verrà infatti portato all'attenzione il recente restauro di Palazzo Scotti di San Giorgio, situato in via Verdi, 42.
Ai proprietari sarà consegnato il Premio "Piero Gazzola" per il restauro dei palazzi piacentini, giunto alla IX edizione, promosso dalla delegazione piacentina del Fai (Fondo ambiente italiano), dall'associazione Dimore storiche italiane e dall'associazione Palazzi storici di Piacenza, con il sostegno della Banca di Piacenza e della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Il progetto del restauro si deve agli architetti Benito Dodi, Giovanni Gallosi ed Eugenio Pinotti, che parteciperanno all'iniziativa illustrando le caratteristiche del cantiere, insieme a Domenico Ferrari Cesena, del Fai, nonché ad Anna Coccioli Mastroviti, della soprintendenza per i beni architettonici di Parma e Piacenza, e Luciano Serchia, curatori della pubblicazione che verrà distribuita al termine dell'incontro. Per ora il restauro ha riguardato le coperture e la facciata di Palazzo Scotti di San Giorgio, che si può adesso apprezzare «priva delle linee impiantistiche che invadevano la facciata, mentre abbiamo mantenuto - precisa Dodi - le prese in bronzo dell'illuminazione pubblica a gas, che costituiscono un unicum di questo edificio. Non siamo a conoscenza di altri esempi di questo tipo conservatisi a Piacenza». Impegnativo il recupero degli intonaci, che presentavano situazioni di distacco: «Abbiamo eliminato gli intonaci in malta cementizia, del tutto incongrui, a favore delle soluzioni in malta di calce, ripristinando inoltre l'integrità delle cornici».
Di particolare impatto, a cantiere concluso, è risultato anche il colore, «frutto - spiega Dodi - dello studio delle sequenze cromatiche affiorate nel corso delle analisi stratigrafiche, eseguite a diverse quote». È emerso come il giallo tenue fosse stato adottato per la superficie di fondo, mentre il semplice apparato decorativo era tinto di grigio, a simulazione della pietra. Così doveva apparire la facciata neoclassica, prima di una consistente ritinteggiatura risalente forse agli anni Venti-Trenta del secolo scorso.
Il restauro e l'indagine documentaria hanno consentito di ripercorrere le fasi della trasformazione neoclassica del 1832, a opera di Antonio Tomba, della facciata dell'edificio settecentesco, esteso da Santa Maria in Cortina a parte dell'adiacente palazzo Fioruzzi, in via Verdi, 40. «Le tracce dei vani tamponati delle finestre preesistenti a sinistra, rinvenute nel corso delle lavorazioni, l'autorizzazione comunale all'esecuzione dei lavori in data 26 luglio 1834 e una tavola di autore anonimo conservata nell'archivio Scotti di San Giorgio, datata 21 gennaio 1835, che riporta lo schema planimetrico allegato all'atto di acquisto di una parte del cortile della chiesa di Santa Maria in Cortina, ci permettono di ricostruire la preesistente organizzazione degli assetti proprietari e di stabilire la data di costruzione della facciata", che venne probabilmente sopralevata e resa aggettante nella porzione centrale, ma senza che in alcuni punti le due pareti, vecchia e nuova, venissero "solidarizzate".
Con Dodi, Gallosi e Pinotti hanno collaborato Marta Piana, architetto, Claudio Campioni, geometra, e Pietro Gazzola, ingegnere. Le ditte esecutrici sono state: Immobiliare Maserati per le opere edili; Idrotherm di Lodigiani per le opere idrauliche, Projecta di Fanzini e Veneziani per le opere in ferro; Alessandra D'Elia per gli interventi di restauro sulla facciata, Marco Petrali per il recupero delle persiane in legno e Albero Noveri per le tinte della facciata. «L'apparato decorativo, dal cornicione ai marcapiani, alle cornici delle finestre, è stato trattato in modo differenziato in base alla disposizione degli elementi architettonici nella facciata, alle modanature, alla loro esposizione alla luce, così da evitare che una colorazione troppo uniforme determinasse l'appiattimento percettivo del profilo delle membrature».

Anna Anselmi

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