Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Giovedì 6 Novembre 2014 - Libertà

Il "templare" del vernacolo e i nostri modi di dire
Paraboschi: «In april bütta anca al manag dal badil»

Il dialetto spiegato dal maestro Luigi Paraboschi - esperto e "templare" della nostra tradizione linguistica - assume sfumature affascinanti e inaspettate. Fra pochi giorni prenderà il via il nuovo corso di dialetto e cultura piacentina e gli abbiamo chiesto qualche anticipazione.
«Il dialetto è una lingua molto antica, come dico sempre il nostro dialetto è nato nel 218 a. C. quando le truppe romane sono arrivate a Piacenza- ha spiegato Paraboschi- la lingua dei Galli e dei Romani si è fusa dando vita a quei suoni che ancora oggi caratterizzano il dialetto piacentino».
Come e in quali ambiti della vita veniva utilizzato il dialetto?
«Il dialetto aveva funzione di lingua comune, la si usava nella vita di tutti i giorni, nel lavoro e nel corso delle fatiche. Il dialetto si sviluppa insieme all'italiano acquisendo ma mano dei "foresterismi" e cioè parole prese dai Longobardi, dai Franchi e da quelle popolazioni straniere che sono passate in Italia».
La seconda lezione del corso sarà dedicata ai modi di dire, ai proverbi, alle preghiere, alle filastrocche e via dicendo. Ci può fare un esempio?
«In april bütta anca al manag dal badil. Mi piace citare questo modo di dire perché esprime con semplicità la potenza della primavera. Per quanto riguarda le preghiere forse molti non sanno che le nostre nonne facevano recitare ai bambini le preghiere in dialetto prima di coricarsi per salvarli dal peccato mortale».
Nella terza lezione si parlerà di toponomastica rurale e cittadina, può dirci come venivano chiamate le vie in dialetto?
«Via XX Settembre ad esempio era chiamata stra dritta mentre via Castello ruga torta. In pratica si osservavano le caratteristiche delle vie e poi le si connotava».
Nelle sue lezioni si parlerà anche di cognomi e soprannomi piacentini, ce ne può dire qualcuno tipico delle nostre zone?
«Beh è molto semplice perché il mio, Paraboschi, si trova solo a Piacenza è un cognome che si è diffuso solo nella nostra città. Per quanto riguarda i soprannomi invece voglio ricordare il gavärd riferito a chi aveva la mascella prominente. In questo caso si diceva che aveva la mascella come un gavärd e cioè come la paletta per togliere la cenere».
Le prime cinque lezioni dedicate al dialetto e alla cultura piacentina si concluderanno la poesia dialettale, a quando risalgono i primi esempi?
«Vi è un canto-preghiera del 1268 del Consorzio dello Spirito Santo in cui sono state rinvenute tracce di dialetto piacentino. Noi partiremo proprio da questo testo per poi arrivare fino ad oggi passando per il ‘500, il ‘600 e l'800 in cui abbiamo un'esplosione della poesia dialettale piacentina. Sicuramente analizzeremo anche Vincenzo Capra e Agostino Marchesotti in quanto poeti del Rinascimento».
COME ISCRIVERSI. Ricordiamo come fare per iscriversi. Sarà possibile lasciare il proprio nominativo fino al 14 novembre presso la sede della Famiglia Piasinteina in via San Giovanni 7 il mercoledì e il venerdì dalle 17.30 alle 18.30 (telefono 0523-328394) oppure mandare una e-mail a famigliapiasinteina1953@gmail. com. Il corso è gratuito e avrà inizio mercoledì 19 novembre. Le 12 lezioni termineranno il 18 febbraio 2015 e saranno divise in tre moduli: cultura piacentina, grammatica e lettura. Il corso può contare sul sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano ed è stato patrocinato da Comune e Provincia di Piacenza.

nov.

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio