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Mercoledì 29 Ottobre 2014 - Libertà

Il buffo Falstaff alla prova dei giovani

Oggi l'anteprima per le scuole. La regista Mazzavillani: «Qui la parola è musica»

di GIAN CARLO ANDREOLI
Al Teatro Municipale si apre oggi alle 15.30 il sipario per la prova generale dell'opera Falstaff (aperta alle scuole e ospiti delle Case di Riposo), secondo atteso appuntamento della stagione lirica, al debutto venerdì ottobre alle 20.30 /tunor A di abbonamento) e domenica alle 15.30) nel nuovo allestimento di Ravenna Teatro Festival, Fondazione Teatri di Piacenza, di Reggio Emilia, di Ferrara, Teatro del Giglio di Lucca e Opera Giocosa di Savona. L'Orchestra Giovanile Cherubini è diretta dal maestro Nicola Paszkowski, il Coro del Teatro Municipale dal maestro Corrado Casati. L'ideazione registica è di Cristina Mazzavillani Muti nell'impianto di Ezio Antonelli, le luci di Vincent Longuemare, gli effetti visivi di Davide Broccoli. In scena sono impegnati il baritono Nicola Alaimo (Falstaff), Kiril Manolov (Ford, marito di Alice), i soprani Eleonora Buratto (Alice) e Damiana Mizzi (Nannetta), i mezzosoprani Isabel De Paoli (Quickly) e Anna Malavasi (Meg Page), i tenori Alessandro Scotto di Luzio (Fenton, innamorato di Nannetta), Giorgio Trucco (dottor Cajus), Matteo Falcer (Bardolfo, amico di Falstaff) e il basso piacentino Graziano Dallavalle (Pistola, compagno di Bardolfo).
Falstaff arrivò per la prima volta al Teatro Municipale, dopo il debutto alla Scala il 9 febbraio 1893, nella stagione di Carnevale del 1922, a cura dell'impresario Ragazzini, e ancora nel 1924. Pur negli anni di guerra (settembre 1942) se ne ebbe una rappresentazione nel 50° di fondazione a Piacenza della Federazione dei Consorzi Agrari. Ultima occasione nel febbraio 1995, nella produzione del Teatro Regio di Parma, con protagonisti Renato Bruson e Daniela Dessì.
Giuseppe Verdi, giunto alla bella età, ha indubbiamente amato il suo "Sir John". In tanti aspetti di Falstaff si può cogliere il Verdi più pungente che a ragione vuol dire: «Siete dei rozzi artisti». La regìa di Cristina Mazzavillani si avvale di soluzioni visive funzionali al gioco scenico, nei costumi di Alessandro Lai. La regista Mazzavillani fa sua la trepidazione del compositore, valida ogni volta: «L'impresa è gigantesca, o sbalordire o farsi ammazzare, quanta novità, quanta poesia. Verdi dà un ruolo preminente alla parola - sottolinea Cristina Mazzavillani -, così da rendere più facile la comprensione dell'intricata vicenda, e fa, al tempo stesso, della parola musica, rinunciando alle forme chiuse. Ben si comprende che Falstaff non è un buffone, ma un gentiluomo, un sorridente disincantato filosofo, inafferrabile, tra il comico e il drammatico, in un equilibrio sul filo, e basta niente per banalizzare ora l'uno ora l'altro aspetto. Giorgio Strelher definiva Don Giovanni irrealizzabile. Si potrebbe dire la stessa cosa di Falstaff - conferma la regista -. Ritengo che dobbiamo fare i conti con questi capolavori, magari romperci la testa, affrontarli per svelarne i più profondi significati. Grazie alle proiezioni video, si realizzano effetti scenici impensabili altrimenti, incisivi e molto poetici. Ho tenuto conto di quanto Verdi progettava, di fare l'opera nel giardino di casa, per una dimensione più intima. E' stata filmata la villa di S. Agata, il parco, il ponticello, il laghetto. Questi sono gli spazi evocati e un interno di taverna spazioso. Allo spettatore è lasciato di viaggiare con la fantasia a proprio piacimento. La musica di Verdi è per tutti i tempi e per tutti gli uomini, di ieri, di oggi e di domani».

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