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Venerdì 24 Ottobre 2014 - Libertà

Scuola genitori, Novara spiega: come educare senza urlare

Quinta edizione Stasera alle 20.45 primo appuntamento dell'anno all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia 13

di ELISA MENDOLA
Riparte questa sera, presso l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la quinta edizione della Scuola Genitori di Piacenza, consueto appuntamento con la nostra Città.
Non è mai stato facile farsi ascoltare dai figli, e lo stress e la mancanza di tempo delle nostre vite acuiscono il problema.
Molti genitori si trovano quindi ad alzare sovente la voce, non solo perché troppo aggressivi e impositivi, ma molto spesso per la ragione contraria: il tentativo impossibile di mettersi sullo stesso piano dei figli, tentativo che mostra sempre la propria inefficacia e di conseguenza genera altro stress, frustrazione e, infine, urla. Per questo si è deciso di dedicare un'intera serata a questo tema e fornire così strumenti utili ai genitori piacentini sulla gestione dei conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita.
Poniamo qualche domanda a Daniele Novara, pedagogista ed esperto di conflitti, per avere un assaggio dei contenuti della serata dal titolo: "Urlare non serve a nulla. Le mosse giuste per gestire i conflitti con i figli e guidarli nella crescita".
Vi sono alcuni basilari che vanno necessariamente tenuti presenti per poter "educare bene". Quali sono le competenze che un genitore educativo deve avere? E quali le differenze con un genitore cosiddetto emotivo?
«L'educazione è una questione di organizzazione. Il genitore emotivo basa il proprio ruolo sulla verifica degli stati emotivi propri e del figlio, agisce spontaneamente sulla base del momento, cerca la complicità, convinto che i figli basti amarli e il resto viene da sé. Il bambino di 5 anni piange tutte le sere perché vuole dormire nel lettone e i genitori in preda all'ansia e alla stanchezza acconsentono. Da un lato non ce la fanno più, e questo può scatenare il peggio: urla, scene isteriche, litigi tra mamma e papà, anche sculacciate. Dall'altro non riescono a superare l'ansia e il timore che il proprio bambino soffra davvero per qualcosa, stia male, si senta solo o abbandonato e quindi non riescono a uscire dal meccanismo di cui si sono resi prigionieri».
Che deve fare il genitore educativo? Come regolare l'accesso al lettone?
«Il genitore educativo sa che, dopo i 3, 4 anni, ai bambini va regolato l'accesso al lettone: è uno spazio di mamma e papà, il talamo coniugale. Non farli dormire nel lettone, non significa non amarli ma riconoscere che tra genitori e figli c'è una distanza, e che questa distanza è garanzia di serenità, dà sicurezza ai bambini. Quindi si organizza: stabilisce un'ora per andare a letto, un rito prima della nanna, una modalità di agire in caso di crisi. È in grado di individuare insieme al partner quelle mosse giuste che rassicurano il bambino e gli consentono di crescere. Chiedo spesso ai genitori: dedicate del tempo a parlare fra voi due dell'educazione dei vostri figli. Quali sono le regole che diamo in famiglia? Nostro figlio, nostra figlia, le ha chiare? Come possiamo aiutarlo a superare questa paura? Come possiamo sostenere il suo desiderio di autonomia senza esporlo a situazioni che non sarebbe in grado si gestire da solo? Cosa è importante per lui alla sua età? Cosa lo può aiutare a crescere? È inutile scandalizzarsi e invocare i bei tempi andati di fronte alle reazioni oppositive, ai capricci, alle bugie, alla bulimia di desideri e emozioni, ai comportamenti sbagliati. I bambini e i ragazzi fanno il loro lavoro: diventano grandi. Il compito dei genitori è aiutarli e accompagnarli in questo percorso».
Come gestire il famoso "bambino tirannico" che tanto affatica i genitori?
«Occorre evitare tutti quei comportamenti che si basano sulla servizievolezza, cioé il sostituirsi ai bambini anche quando possono fare da soli; oppure la continua assistenza nel tentativo di prevenire tutte le possibili fatiche o difficoltà ai nostri figli. Un bambino era così abituato a essere seguito in tutto dai genitori che quando alla scuola dell'infanzia le maestre gli hanno detto: "Adesso vai a lavarti le mani", le ha semplicemente allungate in avanti aspettando che qualcuno gliele lavasse. Se i genitori abbandonano il loro ruolo educativo, i bambini finiscono per assumere il comando della situazione. Ma a loro questa deriva non piace, è molto faticosa e produce sofferenza. Bisogna ristabilire il giusto equilibrio, e mamma e papà devono saper decidere tutto quello che serve ai bambini per la loro crescita».
Perché le urla con i figli sono così negative?
«Le punizioni, la coercizione, le urla, i metodi educativi violenti, sono il retaggio del passato con cui inevitabilmente dobbiamo fare i conti. Appartengono spesso alla nostra storia educativa e la maggior parte dei genitori ormai non li ritiene efficaci, salvo poi metterli in atto sotto l'effetto dell'emotività o della stanchezza. Non so più cosa fare? Ecco che si attivano in me, quasi involontariamente, comportamenti legati spesso alla mia infanzia, all'educazione che ho ricevuto. Sarebbe importante per ogni mamma e ogni papà fermarsi un po' a riflettere su questi aspetti. I genitori devono imparare a prendere tempo. È meglio dare un taglio alla situazione ("Ne parliamo dopo, ora sono troppo arrabbiato. Ne parlo con tuo padre poi vedremo"), che lasciarsi trascinare in un crescendo emotivo da cui poi, facilmente, nessuno ne uscirà bene».
Quali le regole per farsi ascoltare dai figli?
«La regola principale è evitare l'eccesso verbale. Educare i figli non vuol dire parlargli, si confonde troppo spesso l'educazione con il parlargli. Per farsi ascoltare occorre abbandonare l'idea che "se parlo tanto qualche parola lo raggiungerà". Oppure "insistendo a dirglielo lo convincerò". In realtà queste due idee creano esattamente il contrario. Da un lato confusione nel bambino che si trova caricato di contenuti che non riesce a capire, dall'altro attiva la refrattarietà tipica dell'adolescente che si sente subissato da richieste a cui non è necessariamente interessato a dare risposta. Funziona esattamente il contrario: poche parole chiare, indicazioni precise per i bambini, regole negoziate per gli adolescenti. Il genitore perfetto non esiste e non è auspicabile, il genitore ben organizzato è possibile e rappresenta il futuro desiderabile nell'educazione dei figli».
Questi i temi che saranno affrontati nel corso della serata dalla Scuola genitori presso l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia 13 a Piacenza. E' disponibile un servizio di babysitting gratuito. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti gli interessati. Sul sito www. cppp. it si trovano i materiali di approfondimenti sui temi trattati; è inoltre possibile scrivere all'indirizzo scuola.genitori@cppp.it

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