Sabato 18 Ottobre 2014 - Libertà
«Si è perduto il rito del pasto comunitario»
In Fondazione il convegno che ha aperto la rassegna "Piacenza Teologia"
di BETTY PARABOSCHI
«Dacci oggi il nostro pane quotidiano» non è stata solo una preghiera ieri pomeriggio all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il "pane" è diventato simbolo di condivisione ed espressione dell'umanità più autentica grazie a Piacenza Teologia, la rassegna promossa dall'omonima associazione con l'obiettivo di riflettere su una serie di temi che hanno a che fare da sempre con l'umanità. Ieri pomeriggio così l'edizione di quest'anno ha preso il via con il primo convegno dedicato al tema Il pane spezzato e condiviso e coordinato da Matteo Bergamaschi dell'università Cattolica di Milano: a intervenire sono stati il filosofo dell'università di scienze umane e tecnologiche di Lugano Fabio Gabrielli sul tema Il pane fragile: l'oblio del pasto comunitario nell'epoca della frenesia tecnologica, il teologo della Pontificia università Urbaniana Carmelo Dotolo su Gesù di Nazareth: simbolica del pane e antropologia della povertà e il semiologo Silvano Petrosino dell'università Cattolica di Milano su Elogio dell'uomo economico.
Dopo l'introduzione del presidente di Piacenza Teologia don Gigi Bavagnoli, sotto i riflettori è finita la simbolica del pane e del pasto inteso come momento di condivisione necessario all'umanità: «Non c'è bisogno di citare Bauman per parlare di società liquida» ha spiegato Gabrielli, «nelle nostre case ci troviamo come monaci in celle solitarie perché l'uso della tecnologia ha di fatto ristretto le relazioni che si sono ingracilite. In questo senso il pane, che è l'emblema di un rito comunitario come il pasto, è diventato fragile: abbiamo dimenticato le piccole dinamiche del vivere, il confronto sull'oggi e non sui grandi temi che vanno lasciati ai filosofi. Ma questo di fatto significa dimenticare il dato corporeo della nostra umanità: non vivere la relazione nelle nostre case in maniera comunitaria è oltraggioso verso il tempo e rappresenta una violenza alla nostra mortalità».
Significa dimenticare una dimensione fondamentale dell'uomo, che è quella del condividere insieme a quella del dividere: «Il tema del dividere è fondamentale per l'uomo che è finito e mortale» ha spiegato Petrosino, «ma altrettanto lo è quello del condividere: è una divisione che ha a che fare con l'altro e che in effetti può essere chiamata economia, ma non finanza dato che al centro di quest'ultima non c'è l'altro ma il profitto. La crisi attuale ci pone il problema di non pensare solamente al profitto che genera disoccupazione e licenziamenti, ma di fare dei pensieri più profondi e orientati all'altro».
Pensieri che, in un certo senso, possono anche orientarsi verso l'immagine evangelica di Gesù e soprattutto del pane e della povertà: «Il pane di fatto esprime la possibilità dell'uomo di essere se stesso in condivisione» ha spiegato Dotolo, «è il simbolo che esprime il bisogno di relazione della persona povera. Altrettanto simbolico è il banchetto che nella Palestina di Cristo era espressione di un codice d'onore e delle identità sociali perché definivano i ruoli: Gesù capovolge questa logica, apre il banchetto a tutti, carica la povertà di significati antropologici profondi».