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Sabato 11 Ottobre 2014 - Libertà

«Salviamo i resti romani ritrovati sotto palazzo ex Enel»

Archistorica in Sant'Ilario si rivolge agli assessori Bisotti e Albasi
Bissi: «Più dei barbari fin qui hanno fatto il cemento e l'incuria»

Salvare i resti ritrovati sotto palazzo ex Enel è possibile e poco costoso. L' esempio arriva da altre città che hanno dimostrato di tenere alla nostra memoria storica tutelando i beni di migliaia di anni fa. L'appello arriva dall' associazione culturale Archistorica di Piacenza che da tempo si batte per salvaguardare gli antichi manufatti tornati d'attualità a seguito dei lavori eseguiti in loco. Appello che arriva nella serata del primo confronto diretto con le autorità del Comune. Giovedì sera infatti, nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, l'associazione Archistorica e il gruppo di ricerca Piacenza Romana hanno organizzato una serata di approfondimento sulla "Piacenza sepolta", alla quale hanno partecipato anche gli assessori comunali Silvio Bisotti e Tiziana Albasi, che però non sono intervenuti sul tema.
«Siamo comunque molto contenti che l'Amministrazione abbia voluto prendere parte all' incontro, è un primo momento di ascolto insieme a loro, che finora non ci hanno prestato attenzione - il commento dell'architetto Manrico Bissi dell'associazione - il nostro obiettivo non è quello di andare incontro al progetto di costruzione attuale, è legittimo diritto dei proprietari edificare in quel punto. Però, è altrettanto legittimo diritto della comunità il poter godere dei resti antichi che si trovano lì sotto, e che vengano tutelati e valorizzati in modo da conservare la nostra memoria storica, ritengo che sarebbero soldi ben spesi. Un dovere culturale, storico e anche sociale». Insieme al collega Cristian Boiardi, in un auditorium gremito di persone, l' architetto Bissi ha ripercorso le tappe di alcuni ritrovamenti avvenuti in città e purtroppo mai salvaguardati, «ricacciati sotto terra dai barbari: ma non i vandali o i visigoti, bensì il cemento, l'incuria o la scarsa conoscenza delle nostre radici». Da piazza Duomo a piazza Cittadella arrivando appunto al fatidico palazzo ex Enel. Già oltre 30 anni fa i resti vennero alla luce e allora si fece l'errore di non salvarli. Ora invece si può, anzi si deve, secondo gli esperti. Lo hanno sostenuto anche gli altri due relatori della serata, Simona Velardi e Giuseppe Bulleri, che hanno illustrato il recupero della "Domus del fanciullo sul Delfino" a Lucca: «Grazie a un semplice vetro abbiamo salvato i reperti dalla costruzione moderna, un intervento che si può realizzare con poche risorse e che garantisce un ritorno sicuro in termini economici, storici e culturali. Cosa che sarebbe possibile fare anche a Piacenza, si riporti alla luce ciò che c'era un tempo e lo si consegni a tutta la comunità».

Gabriele Faravelli

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