Venerdì 17 Ottobre 2014 - Libertà
Il suo cuore nel centro storico
I ricordi dell'amico Armodio e l'amore per la lirica
Era soprattutto il centro storico, con una predilezione speciale per le vecchie osterie e per un angolo caratteristico come piazza Borgo, la Piacenza del cuore di Cinello, secondo i ricordi del figlio Patrizio Losi. Il dialetto della città di una volta, che nel catalogo affiora anche grazie alle fotografie d'epoca dell'Archivio foto Croce di Maurizio Cavalloni, era del resto matrice del suo stesso nome. Pur essendo infatti stato registrato all'anagrafe come Umberto Losi, il pittore si firmava semplicemente Cinello, dal soprannome che gli era stato attribuito da bambino, in quanto "piccinello", ossia piccolino.
L'artista Armodio rileva la piacentinità di Cinello pure nella battuta pronta e nel senso dell'umorismo, capace di renderlo «un ineguagliabile compagno di bisbocce». Si tratta dello «stesso umorismo che traspare da tante sue opere costellate di angeli che di cattivo avevano solo il nome da gelatai con il tipico carrettino, intenti ad osservare gli improbabili clienti, più che star fermi per essere guardati. Madonne che volevano sembrare bizantine per la maestà della postura, ma se osservate con attenzione finivano per essere mamme occupate a tenere a bada gesubambini pronti a sfuggire dalle braccia di tanta solennità per confondersi con la schiera di angioletti».
In comune con tanti autentici piacentini, Cinello aveva anche l'amore per la musica lirica. E' ancora Armodio a evidenziare che «tanta grande ammirazione per il bel canto lo portò a fondare con altri il sodalizio noto come "Tampa Lirica". A proposito di questa associazione, dove si riunivano i più accesi fans dei noti cantanti, era consuetudine, ascoltando brani d'opera, accompagnare l'ascolto con qualche sorso di buon vino per meglio predisporre l'udito alle sottigliezze dei gorgheggi. A tal proposito, non poté mancare - prosegue spiritosamente Armodio - il suggerimento di Foppiani il quale, per coerenza, si chiese se non fosse più adatto il nome di Tampa Litrica. Tra parentesi, la proposta non ebbe seguito».
Chi ha conosciuto bene Cinello, racconta di un'immancabile eleganza nel vestire, di una sapienza affabulatoria che sapeva intrattenere e divertire gli amici in religioso ascolto. «Ci è mancato troppo presto. E' mancato l'artista senza dubbio - afferma Armodio - più amato dai piacentini. Colui che ne ha interpretato lo spirito più popolare e popolaresco. Il più vicino alla gente cosiddetta "comune". Uno di loro, uno di noi. Un artista che ha saputo portare in giro per il mondo la piacentinità diffondendo buonumore e poesia». Nel testo del catalogo il giornalista Mauro Molinaroli parte quindi dal mondo da sogno raffigurato da Cinello per un amarcord della Piacenza tra gli anni Cinquanta e Settanta del secolo scorso, il periodo al quale risalgono i quadri esposti nella mostra alla Galleria Il lepre, accompagnando con l'immaginazione il lettore nei pressi del ristorante Agnello o al bar Parisi, passando dalla pasticceria Lombarda e al Barino in largo Battisti, o alla trattoria Sant'Ilario, a comporre un lungo itinerario.
La mostra è stata realizzata con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e di Alias.
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