Giovedì 9 Ottobre 2014 - Libertà
«Impariamo a comunicare bene con i figli»
Incontro con Novara sui temi del suo ultimo libro "Urlare non serve a nulla»
di ANNA ANSELMI
L'esperienza della Scuola genitori ha fornito numerosi spunti per le pagine del libro Urlare non serve a nulla di Daniele Novara (Rizzoli), giunto in questi giorni in libreria. Nella sezione conclusiva del volume, il pedagogista piacentino espone poi alcune tecniche per una comunicazione più efficace tra gli adulti e chi sta attraversando il proprio percorso di crescita. A illustrarlo è stato lo stesso Novara che, nella sede del Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, in via Campagna 83, ha tenuto a battesimo il libro in compagnia di amici e collaboratori del Cpp (la presentazione pubblica sarà all'auditorium della Fondazione in via Sant'Eufemia il 24 ottobre alle 21, nell'ambito della Scuola genitori).
Sull'onda delle sollecitazioni arrivate dalla platea, la chiacchierata ha toccato anche i temi delle ultime frontiere della pedagogia, di fronte ai cambiamenti dei nuclei familiari. Di famiglia si parla molto pure nel libro Urlare non serve a nulla, nel tentativo di offrire alternative di comportamento a genitori troppo spesso portati ad alzare la voce per farsi sentire/capire dai figli. «Uno studio pubblicato nei mesi scorsi sulla prestigiosa rivista americana di psicologia dell'età evolutiva Child development dimostra al contrario che questi atteggiamenti genitoriali inducono nei ragazzi preadolescenti stati depressivi e antisociali, cioè l'opposto di quanto sarebbe stato nelle intenzioni dei padri e delle madri» ha puntualizzato Novara, sintetizzando nelle indicazioni "tre passi avanti, tre passi indietro" le regole auree per «farsi ascoltare dai figli (anche nei conflitti) ». Semplificando, si tratta dunque di «non prendere alla lettera quello che i figli ci dicono», «non mortificarli», «non fare domande di controllo» (i tre passi indietro) e di «accettare che non dica tutto», «usare le domande maieutiche per aiutare a capirsi e a uscire dai conflitti», «dare indicazioni comprensibili» (i tre passi avanti). In altre parole, Novara sostiene che con i più piccoli si deve evitare «di dare ordini; di utilizzare messaggi troppo elaborati e lunghi; le discussioni; di offrire tante possibilità di scelta che confondono il bambino; di urlare; di mortificare; di sgridare», mentre bisogna «usare le regole: definire l'orario per la tv, il tempo dei videogiochi, quando svolgere i compiti, a che ora si va a dormire, organizzare il mangiare assieme, eccetera; la chiarezza comunicativa; la condivisione comunicativa fra i genitori (nell'infanzia la relazione con i figli può essere gestita prevalentemente dalla mamma) ».
Con gli adolescenti vanno evitati: «le regole imposte: è importante negoziarle con i figli; di discutere eccessivamente e che sia la madre a farlo; di stigmatizzare la persona; le domande dirette; le frasi troppo amichevoli». Da favorire invece: «regole negoziate dal padre; la resistenza conflittuale paterna (la capacità di mantenere la linea educativa stabilita); attenzione a stare sul problema e a non lasciarsi coinvolgere emotivamente; eventualmente il silenzio attivo come sanzione», con riferimento a «uno strumento regolativo che sospende ogni forma di conversazione, segnalando con il silenzio che lo sconfinamento non può essere tollerato».