Lunedì 29 Settembre 2014 - Libertà
«Scuola, un patto non più rimandabile tra famiglia, docenti, politica e società»
Daniele Novara, Silvia Loiero e Raffaele Mantegazza tra buoni insegnanti e istituti senza soldi
La buona scuola è quella dei buoni insegnanti. Non sempre questa affermazione si traduce nei fatti. Spesso resta solo nelle parole. Tre esperti di pedagogia hanno tracciato nell'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano il quadro di una non-scuola che ha perso la "s" maiuscola: una scuola senza banchi, dove troppo spesso gli adulti inseguono i bambini, anziché rinforzare la presenza dell'adulto educatore. Una scuola ancora con i voti, senza un adeguato numero di insegnanti, eppure stretta da un'insostenibile campagna di interventi medico-sanitari nei confronti degli alunni (certificazioni neuropsichiatriche, Dsa, Bes), impossibili da gestire con le risorse attuali. Dai tre pedagogisti, intervenuti all'incontro voluto dal Centro psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti dal titolo "Il diritto a una scuola di qualità", è stata ribadita la necessità di un patto non più rimandabile tra famiglia, scuola, società e politica.
«Gestire una classe con 8 ragazzi su 24 individualizzati diventa un'impresa che ogni insegnante, senza preparazione pedagogica, non sarebbe in grado di affrontare - ha detto Daniele Novara (scuola genitori Cpp), introdotto, insieme agli altri relatori dal formatore Paolo Ragusa -. Non possiamo andare verso il binario morto della non competenza. L'abbandono del codice pedagogico a favore di altri codici medico sanitario nella scuola è stata una vera tragedia». «Oggi noi presidi ci troviamo ad affilare i coltelli per difendere una scuola a pezzi - ha aggiunto Silvana Loiero, dirigente dell'istituto comprensivo di San Lazzaro di Savena (Bologna) -. Ci sono insegnanti che hanno una preparazione altissima, altri che non sanno nemmeno l'abc. Il documento del presidente Matteo Renzi sulla scuola è bello ma impossibile: vorrei ricordare che nel nostro istituto, da 950 ragazzi, le risorse che ci vengono erogate ammontano a 7mila euro». Tra il pubblico è intervenuto ieri con tono di accusa un ragazzo che ha puntato il dito contro il terzo relatore, Raffaele Mantegazza, docente all'Università di Milano, accusandolo di non ricordare che tipo di insegnante sarebbe voluto diventare da ragazzo. Si trattava di uno sketch preparato precedentemente - con intelligenza e capacità comunicativa - dallo stesso Mantegazza. «Lo abbiamo realizzato con un attore per dimostrare come la scuola italiana vada difesa attraverso insegnanti di qualità - ha detto il professore -. Ci sono ottimi insegnanti e ce ne sono altri che dovrebbero cambiare mestiere».
Malac.