Venerdì 3 Ottobre 2014 - Libertà
«Cominciando dall'area ex Enel si faccia emergere la città antica»
Archistorica rilancia: «Non siamo provocatori, rispettiamo la proprietà ma ci sono i diritti dei cittadini». Convegno il 9 ottobre, giunta invitata
C'è una Piacenza sepolta, negata alla vista dei piacentini e dei turisti. Una città romana e medioevale che ogni tanto, nel bel mezzo di un cantiere, riemerge ma viene prontamente ritombata. E' stato così in passato per Piazza Duomo, per il cortile della scuola Mazzini, più di recente per piazza Sant'Antonino e oggi per palazzo ex Enel. Eppure rimettere alla luce questo patrimonio potrebbe essere un veicolo di accrescimento culturale e di attrattiva. Per discuterne, partendo dal caso dell'ex palazzo Enel oggi demolito, di fronte a Palazzo Farnese, è stato annunciato un convegno per giovedì 9 ottobre (ore 21) nell'Auditorium della Fondazione in via Sant'Eufemia.
Arriveranno gli esperti Simona Velardi e Giuseppe Bulleri per illustrare il recupero della "Domus del fanciullo sul Delfino" a Lucca. Interverranno Manrico Bissi e Cristian Boiardi a nome degli organizzatori che sono l'Associazione culturale Archistorica e il gruppo di Ricerca Piacenza Romana, già attivamente mobilitati sulla scopertura dei resti sotto l'ex palazzo Enel. Quest'ultimi relatori ieri hanno illustrato le ragioni dell'incontro che vuol essere un momento di riflessione sperando nella presenza delle autorità, sono stati invitati tutti gli assessori e il sindaco Dosi. Anche per surrogare, in fondo, quel "tavolo" richiesto sul caso dell'area che si è aperta di fronte al Farnese e che cela reperti archeologici di età repubblicana, già oggetto di innumerevoli prese di posizione.
«Non siamo dei provocatori o dei contestatori - sgombrano il campo Bissi e Boiardi -, ma tendiamo una mano per dialogare sugli itinerari archeologici. Il caso ex Enel? Rispettiamo il diritto della proprietà a costruire, ma c'è anche il diritto dei cittadini di avere almeno un affaccio sul bene culturale attraverso un vetro». Si vuol stimolare uno sguardo diverso sulla nostra città. Altrove, da Rimini a Fano, da Bologna a Verona, già si fa. Emblematico è il caso di Lucca dove un ristorante, quindi un privato, ha valorizzato alcuni reperti archeologici emersi durante la ristrutturazione rendendoli visitabili al pubblico (a pagamento), con grande successo.
L'incontro del 9 ottobre vuol dare il via a un progetto di turismo archeologico per Piacenza che appare davvero lungimirante se il futuro delle città storiche si giocherà sull'offerta culturale. In fondo le città si visitano per questo, più punti d'interesse ci sono, meglio è. Quando si scavò piazza Duomo e furono trovati i resti del battistero della cattedrale era il 1857. Allora si ricoprì tutto, l'archeologia era un hobby elitario. Oggi, nell'era del turismo di massa, si dovrebbe ragionare diversamente. «Abbiamo 150 anni di dimenticanza alle spalle» dicono Bissi e Boiardi, è ora di svoltare.
Patrizia Soffientini