Sabato 4 Ottobre 2014 - Libertà
Conti, ammaliante Debussy dai suoni evanescenti
Società dei Concerti: applausi al "Nicolini" per il pianista
piacenza - La rivoluzione è scoppiata in conservatorio. È quella rappresentata da Debussy, che è stato omaggiato dal pianista Francesco Conti l'altra sera nella sala dei concerti del "Nicolini". L'evento è stato organizzato dalla Società dei concerti di Piacenza in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano, la Fondazione Libertà, il Gruppo Banca Leonardo, il Comune e il Round Table di Piacenza: a finire sotto i riflettori è stato il talento di un piacentino talentuoso che dal 2007 è titolare della cattedra di pianoforte principale al "Nicolini", dove si è anche diplomato con il massimo dei voti e la lode.
Per l'occasione Conti ha reso omaggio a un compositore decisamente rivoluzionario quale fu Debussy nel corso di ventisette anni di ricerche alla conquista di un linguaggio in cui la linea melodica lasciava il posto a una melodia nata dai soli accordi: proprio grazie a questa rivoluzione Debussy si fece protagonista di un'evoluzione dall'impressionismo a un'arte astratta che, pur rimanendo in ambito tonale, lo portó a concepire una musica fatta essenzialmente di colorature timbriche con il frequente ricorso alla scala pentatonica o a quelle modali del lontano Oriente e del Medioevo. È a questo "catalogo pianistico" dunque che Conti ha inteso rendere omaggio attraverso un concerto costruito su una molteplicità di fugaci e ammalianti suggestioni e incentrato a far emergere le tappe essenziali dell'evoluzione stilistica compiuta da Debussy con il pianoforte: le composizioni sinfoniche e operistiche di Debussy si sono susseguite una dopo l'altra dunque in un concerto che davvero ha conquistato il folto pubblico presente.
L'Hommage a Haydn (Mouvement de valse lente) ha aperto il concerto con le suggestioni garbate di motivi accennati e sospesi, reticenze musicali e frammentarietà armoniche che hanno poi ceduto il passo a una composizione minore ma indubbiamente deliziosa quale è la valse-pastiche La plus que lente, scritta da Debussy nell'agosto del 1910: ben ha saputo Conti rendere la vena d'intrattenimento che caratterizza questa paginetta da caffè-concerto basata su un fraseggio zingaresco nel basso e su una melodia svenevolmente appassionata. Ecco poi il Pièce pour piano e Masque, dal retrogusto letterario e pittorico che trae spunto dai colori della commedia italiana ben espressi dalla capacità del bravo pianista di rendere in modo equilibrato le amarezze e i colori delle maschere del Bel Paese; a seguire D'un cahier d'esquisses, L'isle joyeuse e i Douze Études con cui Conti ha portato il pubblico verso un puro immaginario costituito da suoni evanescenti e da melodie senza tonalità.
Al piacentino la sfida (vinta) e il merito di avere dato corpo a una musica fatta per se stessa e senza alcun fine, capace da un secolo di ammaliare chiunque la ascolti.
Betty Paraboschi