Sabato 27 Settembre 2014 - Libertà
Fondazione, eletto Toscani
«Adesso lavoriamo insieme»
Quattordici voti a favore su 25: «Frattura? Da oggi i numeri non contano»
In un'ora e mezza si è fatto il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano: è il notaio Massimo Toscani, presidente del Collegio dei Notai.
Dopo una prima votazione del consiglio generale a 25 membri (tutti presenti) che esige i due terzi dei voti e che ha registrato 13 voti a favore di Toscani, 9 per l'altro candidato, Giuseppino Molinari e 3 schede bianche, alla seconda votazione dove bastava la maggioranza assoluta, Toscani ha guadagnato un voto passando a 14, Molinari ha avuto 6 voti e 5 sono state le schede bianche. Nessuno scontro legale sull'incompatibilità del presidente della Ricci Oddi. Le carte sono rimaste nel cassetto. E dopo una forte tensione iniziale, così si racconta, si è proceduto al voto a scrutinio segreto.
Il consiglio generale della Fondazione di Piacenza e Vigevano ieri mattina ha fatto in fretta, captando forse gli umori di una città esausta. Certo, si riparte da una frattura.
E questo può preoccupare. Il consenso è poco più di quello avuto da Scaravaggi un anno fa (13 voti), ma è tutto piacentino, i vigevanesi hanno preferito astenersi. Toscani, che ha passato la mattinata in studio, in via Santa Franca, occupato da un rogito, ha ricevuto i giornalisti per l'intervista di rito.
Presidente Toscani, se lo aspettava?
«Da come si erano preparate le cose sì».
E' un'eredità difficile. E nasce anche stavolta su una spaccatura.
«Il bello comincia adesso, dico la verità, c'è un certo entusiasmo, preoccupazione sì ma anche entusiasmo, c'è la percezione che sia voglia di tutti il riunirsi, il collaborare insieme, abbandonando le polemiche».
Lei ha spesso parlato di trasparenza per la Fondazione.
«Ci credo molto, la Fondazione è percepita come un centro di potere, in realtà è nata sul territorio per fare del bene, per far beneficenza, per distribuire fondi dove ce n'è bisogno. Bisogna percepire un ente che fa del bene al territorio e per questo ci vuole un'ampia collaborazione, spirito di servizio. Bisogna cambiare l'atteggiamento».
Che idea si è fatto della vicenda Scaravaggi, delle polemiche dell'anno passato?
«Non voglio parlare di quanto accaduto, ho cercato di conoscere poco di tutto quello che è accaduto anche per ragioni scaramantiche. Quando sarò insediato esamineremo e faremo le nostre verifiche. La volontà è di ricominciare a lavorare con assoluta serenità e collaborazione».
Sta componendo la sua "squadra"?
«La settimana prossima penseremo alla squadra, per i prossimi due giorni no».
Pensa di ampliare il numero dei membri del cda (oggi 6)?
«La mia idea della Fondazione, al di là dei numeri, è quella di non avere una Fondazione impostata in termini paternalistici, un presidente che conta per novanta su cento. La mia idea della Fondazione è che ci sia sì il presidente e una grossa squadra che lavora con il presidente, se per realizzare questa mia idea servono sei o sette consiglieri ci penseremo».
I primi cento giorni da presidente?
«Devo capire cosa andrò ad amministrare, voglio sapere con grande chiarezza cos'è il patrimonio e quali i margini operativi, gli investimenti fatti, gli impegni presi, l'operatività che ci compete. Bisogna chiarire la destinazione del patrimonio immobiliare della Fondazione, là dove c'è possibilità di utilizzo, utilizziamolo, dove non c'è, valorizziamolo in altro modo. Sul convento di Santa Chiara (enorme comparto sullo Stradone Farnese, ndr), si è lavorato per liberarlo da vincoli e renderlo in qualche modo disponibile per una destinazione o per liberare risorse, non ce ne sono tante. Il territorio deve sapere che le risorse sono limitate, cerchiamo di recuperare quanto possibile».
Decisioni su palazzo ex Enel?
«Lo vedremo in seconda battuta. Non sarà una gestione paternalistica, deciderà il consiglio generale».
La soddisfano i numeri con cui è stato eletto?
«Stando anche alle astensioni, è una maggioranza abbastanza ampia per il territorio piacentino, ma sono sincero, i numeri finiscono qua, oggi. Dopo non contano più. C'è un consiglio generale che dovrà lavorare insieme, è l'ultima volta che parliamo di numeri».
C'è chi vorrebbe ridurre il peso dei vigevanesi, nella revisione statutaria...
«Non ho valutato ancora, sono quattro consiglieri e uno cooptato. Non ho esaminato la problematica, il primo problema è vedere lo statuto con le lacune che presenta. Evidentemente non era completo per certi aspetti, si deve lavorare per renderlo adeguato alle necessità».
Cosa sente di dire al suo antagonista?
«Ho tantissima stima di Molinari, lo conosco da moltissimi anni e la stima è immutata, siccome è presidente della Ricci Oddi, ente importantissimo per la città, mi piacerebbe davvero molto riuscire a fare qualcosa insieme per la città».
Le ventilate incompatibilità?
«Mai detto nulla. Volevo arrivare alle votazioni, ciascuno risponde di sé».
Mai pensato di fare un passo indietro?
«Sì, la mia candidatura è nata con certe caratteristiche, ma avrei messo in difficoltà molte persone che avevano creduto in me, si era messo in moto un certo meccanismo e se sei in ballo bisogna ballare, come si dice. Ho ritenuto giusto andare fino in fondo, con entusiasmo e un po' di preoccupazione».
Patrizia Soffientini