Domenica 28 Settembre 2014 - Libertà
Trio Magritte, brillanti armonie
Da Sostakovic a Solbiati: al "Nicolini" esecuzioni con tocchi fiabeschi
PIACENZA - Si rincorrono, dialogano fitto, si incrociano. La scrittura densa, il lessico ricercato. Il pianoforte, il violino, un violoncello: la voce sorda del primo, il guizzo, gli acuti intensi dei secondi. L'intreccio solido e rigoroso, l'impianto melodico emerge lentamente, il gioco timbrico si spalma sul silenzio della sala. Si accomoda un ritmo marcato, germogliano melodie, la declamazione è spigliata. Esasperazione delle regioni acute, un'essenza notturna penetra negli spartiti. Un bozzetto coloratissimo che il Trio Magritte ha riempito con maestria sul palco del salone principale del Conservatorio Nicolini per il primo spettacolo, dopo la pausa estiva, della stagione allestita dalla Società dei Concerti. La rassegna è organizzata con il contributo di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Fondazione Libertà, Gruppo Banca Leonardo, Round Table Piacenza e con il patrocinio del Comune.
Il Trio Magritte mette in evidenza solisti di prima fascia con una importante attività solistica, cameristica e in orchestra: Yulia Berinskaya (violino), Relja Lukic (violoncello) e, a capitanare l'ensemble, la pianista Emanuela Piemonti. La serata è stata introdotta con grande puntualità dal maestro Luciano De Dominicis della Società dei Concerti. Il programma, ricco di temi, ha evidenziato un set particolarmente complesso: tre brani difficilissimi, a cominciare dal primo, scritto tra il febbraio e l'agosto del 1944, in pieno periodo bellico, da Dmitrij Sostakovic. I venti di guerra soffiano gelidi sull'estroso Trio n° 2 in Mi minore Op. 67 (Andante, Allegro con brio, Largo, Allegretto). Un brano d'occasione dedicato alla scomparsa dell'amico, critico e scrittore Ivan Sollertinskij, uno dei pochi a mostrargli vicinanza nel gestire il difficile e contrastato rapporto con le autorità sovietiche. Il terzo e il quarto movimento assumono i colori di una danza macabra: sequenze cupe, autunnali, scarne, crude.
Nella seconda parte della serata spazio al compositore Alessandro Solbiati, presente in sala e marito della Piemonti. Dal suo repertorio arriva Notturno secondo, una partitura dal clima sognante e fiabesco, dedicata dal maestro al Trio Magritte. Il programma si è chiuso con Maurice Ravel e il suo Trio in La minore, in quattro movimenti: Moderè, Pantoum: Assez vif, Passacaille: Tres large, Final: Animè. La ricerca del timbro, la leggerezza, il ritmo della danza popolare. Nel 1914, quando compose il Trio, Ravel aveva quasi 40 anni. Scelse come buen retiro la località di Saint-Jean-de-Luz, situata nella zona basca dove era nata sua madre. E le reminiscenze del luogo ricadono sull'opera. Spicca, tra i quattro movimenti, Pantoum, una forma poetica di origine malese, ripresa da Baudelaire in Harmonie du soir, una delle più note poesie dei Fleurs du Mal. Da sottolineare anche il terzo movimento, l'ampio "gesto" di una Passacaglia, forma di danza barocca. Il carnet dei pezzi subisce un ultimo sussulto, particolarmente apprezzato dagli spettatori, con un bis intonato sul Trio Op. 87 di Brahms (Scherzo), uno splendido esempio della perizia compositiva del direttore d'orchestra tedesco.
Il prossimo appuntamento con la stagione della Società dei Concerti è fissato per giovedì 2 ottobre alle 20.30, sempre in Conservatorio: in scena Francesco Conti (pianoforte) con un omaggio a Claude Debussy.
Matteo Prati