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Sabato 20 Settembre 2014 - Libertà

Fondazione: un presidente sì, ma per fare cosa e come?

IL CASO

di ALBERTO SQUERI*

Il 26 settembre si eleggerà il nuovo Presidente della Fondazione, un passaggio importante e decisivo, ma leggendo il dibattito che si sta sviluppando in questi giorni mi sembra che si dimentichi spesso lo scenario e le condizioni in cui il nuovo Presidente si troverà ad operare e le scelte tutt'altro che facili che forzatamente dovranno essere prese.
Come ben ha illustrato su queste pagine il Dott. Gotti Tedeschi la Fondazione si trova ad un punto di svolta delicatissimo, che ne puo' modificare anche radicalmente la Sua presenza sul territorio e la sua capacità di intervento a sostegno dello stesso.
Da una parte le rilevanti perdite di capitale purtroppo avvenute in questi anni si debbono almeno nel medio periodo considerate irrecuperabili, dall'altra i rendimenti finanziari sono giunti ad un livello che non superano l'1 o il 1,5 %, almeno per gli investimenti considerati sicuri e senza rischi.
Con questi presupposti la Fondazione forse non riesce nemmeno a far fronte agli impegni di carattere continuativo e permanente già assunti in passato, specie sul lato sociale, con la concreta prospettiva di non aver nuove risorse per rispondere a nuove esigenze, nuovi progetti; quasi una situazione di sopravvivenza.
Quindi cosa fare di fronte a queste realtà, che strategie adottare, quali scelte anche dolorose assumere?
- Decidere comunque di utilizzare per un certo numero di anni una quota prefissata del patrimonio in attesa di ricostituirlo in tempi migliori?
- Ricercare in giro per il mondo investimenti a più alta redditività ma a ben più alto rischio?
- Dismettere e vendere qualche proprietà immobiliare per esempio il Palazzo Rota Pisaroni e ritornare nella più modesta vecchia sede?
- Optare per un periodo di "stand by" per un certo periodo bloccando di fatto le erogazioni sul territorio?
- Canalizzare le poche risorse disponibili in ambiti anche nuovi da quelli tradizionali per privilegiare progetti di sviluppo economico o strutturale che rafforzino il territorio; questo modificando anche lo statuto
Tutte opzioni che metto sul tappeto solo a titolo esemplificativo ma che comunque in qualche modo dovranno essere affrontate e al più presto.
Quindi la domanda è: chi assumerà le decisioni rispetto a queste realtà? Non credo che tale responsabilità possa ricadere solo sulle spalle del nuovo Presidente e/o del nuovo Consiglio di Amministrazione.
La Fondazione non è un mondo autonomo, ma è un patrimonio che appartiene per ragioni giuridiche e morali a tutti i piacentini, che hanno il diritto/dovere di poter in qualche modo intervenire in questo processo, fatte salve le prerogative istituzionali. In verità lo strumento già esiste; il nuovo Presidente non a caso sarà eletto dal quel Consiglio Generale in cui siedono i rappresentanti delle realtà sociali ed economiche del territorio: Il comune capoluogo, gli altri comuni della Provincia, la camera di Commercio, l'Università il volontariato, la Curia, il Nicolini e via dicendo.
Ora per statuto è proprio il Consiglio Generale in quanto rappresentante ed espressione delle variegate realtà del territorio che deve delineare le linee guida, le strategie, gli obiettivi, a maggior ragione in un moment di enorme difficoltà.
Mi pare però che tutti gli Enti, Associazioni che esprimono i rappresentanti nel Consiglio generale siano molto più interessate e impegnate a intrecciare accordi più o meno segreti per avere la maggioranza necessaria per eleggere il Presidente piuttosto che affrontare pubblicamente e con chiarezza le problematiche circa il futuro della Fondazione, offrendo risposte e indicazioni.
Questo silenzio come cittadino mi stupisce e mi imbarazza.
Bene eleggere il nuovo Presidente che sarà sicuramente persona degnissima, ma poi per cosa fare e come fare?
Per questo, quale consigliere della Camera di Commercio ho chiesto insieme ad altri colleghi, al Presidente Ing. Parenti di convocare con urgenza il Consiglio stesso, alla presenza dei rappresentanti nel consiglio Generale designati dalla Camera, per discutere della Fondazione, non certo per interferire sulla nomina del Presidente, ma per cominciare un serio confronto e dibattito, per cominciare a indicare i percorsi possibili, le priorità e le strategie della Fondazione; un Ente che, come già detto, appartiene a tutta la collettività piacentina.
Spero che analoghe iniziative assumano pubblicamente anche tutte le altre realtà rappresentate nella Fondazione; sarebbe un modo più corretto di far partecipare e far condividere ai cittadini le scelte sul futuro di un patrimonio che a loro appartiene da sempre.

*Consigliere della Camera di Commercio di Piacenza

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