Venerdì 12 Settembre 2014 - Libertà
Fondazione, due i candidati
Molinari decide: mi presento
«La mia è una candidatura nata per unire. Voltiamo pagina insieme»
Fondazione, Giuseppino Molinari ha deciso: si candida alla presidenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Qualche giorno fa aveva annunciato che gli avevano chiesto di candidarsi e che stava riflettendo. Ora ha sciolto la riserva e lunedì presenterà, ufficialmente, la sua candidatura presso la Fondazione con le firme che ha raccolto e il programma che ha già elaborato. Così venerdì 26 settembre, alle 10.30, il Consiglio Generale potrà scegliere tra due candidature, quella del notaio Massimo Toscani (a favore del quale si sono dichiarati i vertici di Comune, Provincia e Camera di Commercio) e questa di Giuseppino Molinari.
Dottor Molinari perché si candida alla presidenza della Fondazione? Come nasce questa sua candidatura?
«La mia candidatura nasce da una sollecitazione venuta dalla Società civile e dal mondo del volontariato e della cultura con motivazioni che non ho esitato a condividere fin dall'inizio. Ai primi giorni di agosto sono stato contattato da un gruppo di persone, alcune delle quali già Consiglieri del Consiglio Generale della Fondazione, altre che rappresentano varie realtà sociali e insieme abbiano fatto un percorso di riflessione e di costruzione di una candidatura con le caratteristiche necessarie in questo momento storico per ricoprire la carica di Presidente della nostra Fondazione».
Come sarà la sua candidatura? A chi si rivolge?
«Ritengo che, per consentire al Consiglio Generale una valutazione e una scelta più aperta e consapevole, sia necessario mettere in campo una candidatura "aperta e possibilmente unitaria", con l'intento di arricchire il quadro d'insieme delle candidature che si possono formare. Più candidature consentono infatti una scelta trasparente e democratica, su cui poi possono convergere tutte le componenti per dare un contributo costruttivo sulla conduzione della Fondazione».
In questi mesi attorno alla Fondazione c'è stata (e c'è ancora) battaglia. Come pensa di portare pace?
«Proprio per questo ci è sembrato utile proporre una candidatura spontanea, totalmente libera e quindi tale da assicurare un profilo di "indipendenza e di garanzia" per tutti, nata per unire e non per dividere, con la massima chiarezza e trasparenza nella gestione. Tenuto conto delle considerazioni condivise con gli amici e del profilo necessario per avviare un percorso nuovo nella Fondazione, mi sono convinto che, pur nella consapevolezza dei miei limiti, potevo accettare la proposta di candidarmi, senza alcuna presunzione di essere il candidato ideale».
Si sente di avere la competenza per guidare la Fondazione in un momento così difficile?
«A questo passo sono confortato anche dalla mia esperienza di vita e di lavoro vissuta nel mondo universitario e nella sua complessa gestione sia economico-finanziaria che gestionale e organizzativa, a Piacenza e in altre importanti realtà del Paese (Università Cattolica di Milano-Roma-Piacenza-Brescia, Università degli Studi di Padova, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Pavia), nella scuola e nella Galleria Ricci Oddi (pertanto nei primi tre settori rilevanti per la Fondazione) e con particolare sensibilità al sociale (i restanti due settori rilevanti) e mi consentono di ritenere bello e possibile mettere esperienze e professionalità al servizio della comunità, cercando di migliorare l'esistente, con grande umiltà, ma anche con la necessaria determinazione».
Lunedì depositerà la candidatura. Ha già pronto anche il programma? Ce lo può anticipare?
«Non mi sembra il caso di anticipare le linee del programma che verrà sottoposto al Consiglio Generale, ma posso sottolineare la necessità di definire, insieme al Consiglio di amministrazione e al Consiglio Generale, una strategia e una programmazione riguardante le priorità di intervento e necessarie per evitare improvvisazione e distribuzione storica o casuale e non trasparente delle risorse. Ovviamente alla base di ciò e di ogni comportamento del Presidente, degli Organi e delle persone che gestiscono l'operatività ritengo debba esserci un unico punto di riferimento: la Fondazione e le persone dei territori di Piacenza e Vigevano, nel solco e nel rispetto dello Statuto della Fondazione».
Ha già pensato a come formerà, se eletto, il Cda?
«Al di là di ogni interesse personale, al di fuori di ogni alleanza di gruppi contrapposti, senza dare spazio a logiche di potere o di spartizioni, preciso che nessuno di coloro che mi sostengono mi ha chiesto posti o mi ha suggerito nomi per il Consiglio di amministrazione, per la cui composizione mi sento totalmente libero. La Fondazione, pur nella sua autonomia strategica e decisionale, è un patrimonio che nasce dalla Società e ad essa, nelle sue varie espressioni, deve finalizzare le proprie attività».
Se verrà eletto presidente quali priorità affronterà?
«La Fondazione non è fine a se stessa e tantomeno delle persone che la rappresentano, che devono, ribadisco devono, lavorare non per se stesse ma unicamente con spirito di servizio agli altri. Solo così essa potrà essere unicamente orientata al bene della comunità piacentina e vigevanese, soprattutto dei più bisognosi e sostenere le situazioni di povertà e di debolezza sempre più diffuse. Queste credo che siano le priorità rispetto ad ogni altra sia pur importante necessità e, data la drammaticità della situazione sociale e la crisi in cui versa la Fondazione, credo che non ci sia tempo da perdere».
La sua sarebbe una presidenza di transizione?
«Sarebbe un errore pensare che i due anni e mezzo che restano prima del normale cambiamento degli Organi di governo della Fondazione, siano da considerare un periodo di transizione utile solo per "mettere in chiaro, riaggiustare e assestare" le cose, sarebbero due anni e mezzo persi. Occorre partire subito, con entusiasmo e passione, con la flessibilità necessaria ma con altrettanto rigore sui principi, sulle priorità e sui valori che devono costituire l'unico faro dei comportamenti di tutti coloro che lavorano per e nella Fondazione, nessuno escluso».
Che messaggio rivolge alle Istituzioni piacentine?
«Mi auguro che queste considerazioni siano condivise, innanzitutto dalla Società civile e da tutte le Istituzioni e quindi dai Consiglieri che dovranno eleggere il nuovo Presidente. Si tratta di riflessioni ragionate e sentite, espresse con convinzione ma con la consapevolezza che devono costituire una base di partenza per una candidatura non di parte, ma aperta a tutti per un lavoro comune, fatto di dialogo e di ascolto e che richiedono poi assoluta coerenza di comportamento. Voltiamo pagina tutti insieme».
G. R.