Domenica 11 Gennaio 2004 - Libertà
Con la regia di Pier'Alli una Messa verdiana "ad effetto"
Municipale. Bene il coro e la Toscanini, oggi pomeriggio replica. Anche il ministro Lunardi applaude Rostropovich, spicca la Barcellona municipale
Un pubblico foltissimo al Municipale (e con un parterre di autorità che contava anche Pietro Lunardi, ministro alle Infrastrutture). E un subisso di applausi alla fine. E' la sorte arrisa ieri alla "prima" della "Messa da requiem" di Giuseppe Verdi nell'inconsueta "versione scenica" curata dal regista Pier'Alli. Abituato ad ascoltarlo in esecuzioni in forma di concerto senza arredi scenici, il pubblico ha reincontrato ieri sera il capolavoro sacro di Verdi (in scena al Municipale l'ultima volta nel 2001, sotto la bella direzione di un fine specialista come Nello Santi) immerso nel nuovo contesto scenico-figurativo ideato dal celebre regista fiorentino.
Un contesto da lui concepito "non come sfondo e commento figurativo alla musica, ma come presenza significante dentro il rito collettivo". Un'"interpretazione visiva" che è piaciuta alla maggior parte dei presenti. Quasi tutti gli spettatori, però, erano lì soprattutto per l'emozione di vedere da vicino la leggenda vivente (non solo musicale) che impugnava la bacchetta del direttore d'orchestra: Mstislav Rostropovich, il più illustre violoncellista vivente, l'apostolo dei diritti umani nella Russia sovietica che coraggiosamente ospitò per quattro anni in casa propria lo scrittore Solzenicyn e che lasciò l'Urss trent'anni fa per dichiararsi - da allora - apolide, l'"uomo che suona il violoncello sotto il Muro di Berlino che cade" eternato dalle tv di tutto il mondo come un'icona di libertà. A lui il pubblico ha dedicato grida di "bravo", come anche agli orchestrali della Filarmonica Toscanini, al Coro del Municipale (che ha fatto una splendida figura pur costretto dalla disposizione scenica ad operare in condizioni quasi proibitive) diretto da Corrado Casati e al quartetto di voci soliste che, accanto a una grande star internazionale come il mezzosoprano Daniela Barcellona, schierava il soprano Doina Dimitriu, il tenore Aquiles Machado e il basso Giovan Battista Parodi (con solisti, coro e orchestra Rostropovich si era congratulato con accenti toccanti in mattinata, al termine della prova generale). L'allestimento scenico di Pier'Alli prescrive ai cantori solisti una gestualità sincronizzata e "a effetto" (una mano a coprire il volto nel Dies irae, le mani che si aprono in gesto di preghiera nel Lacrymosa) e vede il coro disposto in quattro ordini di banchi ascendenti e relegato in fondo al palcoscenico, nerovestito e seminascosto alla vista del pubblico da veli neri. Su questo velame sono proiettate figure che si pongono come "correlativi visivi" alla musica e alle parole del Requiem: scritte incise sul marmo incorniciano la Messa, fiammelle azzurre e croci sfolgorano e si spengono, dipinti celebri (di Mathis von Grünewald, Andrea Mantegna, Petrus Christus e Roger van der Weiden, oltre al Michelangelo del Giudizio universale naturalmente accostato al Lacrymosa) accompagnano il Dies irae insieme con immagini di palazzi in fiamme; un calice è il simbolo accostato al Sanctus, un rosone di cattedrale è quello del Benedictus. Questa Messa di requiem in forma scenica (presenti ieri sera, oltre alle autorità cittadine, eredi della famiglia Carrara Verdi e il sindaco di Cremona Bodini) sarà replicata oggi alle 15.30 (per il turno B di abbonamento alla stagione lirica: ci sono ancora pochi posti disponibili) e martedì 13 alle 21 per la stagione concertistica. A proposito di quest'ultima replica piacentina, si parla con insistenza della presenza in platea di Valéry Giscard d'Estaing, ex presidente della repubblica francese e guida della commissione per la Costituzione europea. Ma non si esaurirà a Piacenza la "vita" di questa produzione della Fondazione Arturo Toscanini, che venerdì 16 alle 20.30 sarà rappresentata nel Duomo di Parma.
Oliviero Marchesi