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Lunedì 15 Settembre 2014 - Libertà

Rantala fra impeto, calore e tanto jazz

Con il suo String Trio strega il Valtidone Festival: una serata da incorniciare

PIACENZA - Iiro Rantala è un tipo solare, quando ti fissa lo sguardo gli sorride. I suoi occhi puntano il pianoforte, le mani velocissime svaniscono nella tastiera. La sua musica avvolge, accoglie, ti offre un'alternativa. Un funambolo sempre alla ricerca di nuove modalità espressive da far scivolare nel suo personale zibaldone sonoro. Ammette di «amare il jazz libero da costrizioni», porta sneakers azzurre, pantaloni neri intonati ad una giacca morbidamente indossata. Nelle ampie tasche di quella giacca tracima talento. Il genio e l'estro scorrono lungo partiture complesse. Pensieri fissi: la sperimentazione, la contaminazione, il desiderio di abbattere steccati tra generi.
Uno dei pianisti jazz più conosciuti al mondo, la corsa libera, tra passaggi malinconici e sobbalzi spericolati. La sua Finlandia, il melting pot newyorchese, reminiscenze classiche, jazz scapigliato. Alla fine degli anni '80, a soli 18 anni, con il Trio Töykeät, Iiro diventa una star. Prima nel suo paese d'origine e poi all'estero. Quel gruppo, con cui girò mezzo mondo, fece gridare da più parti al miracolo. La critica e il pubblico non persero occasione di coccolarselo. Nel 2008 si cambia registro e Rantala "apre" nuove strade. Tra gli altri il progetto "String Trio" che, sabato sera, il compositore scandinavo ha portato a Piacenza nel Cortile di Palazzo Rota Pisaroni, sede della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il Valtidone Festival lo ha "catturato" ed inserito nel cartellone principale ed il quarantenne di Helsinki, dal canto suo, non ci ha messo molto a catturare l'attenzione dei numerosi spettatori accorsi ad ammirarlo.
Un nome da Valtidone, la manifestazione organizzata con sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in collaborazione con Editoriale Libertà, Fondazione Valtidone Musica e Associazione Tetracordo. A curare la rassegna il direttore artistico Livio Bollani. E proprio lui ha preso la parola, in avvio di serata e prima di cedere il testimone per un saluto al presidente della Fondazione Scaravaggi, raccontando un curioso aneddoto: «Non conoscevo Rantala fino ad un paio di anni fa, a darmi la dritta giusta su questo talento pazzesco è stato il giornalista Pietro Corvi che mi suggerì di dare un'occhiata su Youtube alle evoluzioni del fenomeno finlandese. Dopo alcuni tentativi eccolo al Festival. Ne siamo fieri».
La scena si anima, Rantala chiama a sé la violoncellista croata Asja Valcic, vecchia conoscenza del festival, e da Cracovia il violinista Adam Baldyc. Altri due portenti a portata di applauso. In tre per completare un organico capace di "afferrare" da subito la platea. D'altronde Rantala considera la relazione che si instaura con il pubblico uno dei cardini dell'esperienza di musicista. Il suo approccio è fuori dagli schemi, caloroso, vibrante. Impeto, rigore, scaltrezza. Il ritmo, la melodia, sentimento. Improvvisazione a manciate. Un mood stilistico che ritrovi nei suoi album precedenti, nel penultimo My history of jazz come nel nuovo Anyone with a heart composto insieme a Valcic e Baldych. Le pagine sfogliate nella serata piacentina sono state riempite da ritmiche incalzanti, gli assoli di piano, le meraviglie del violoncello di Asja e gli scatti "elettrici" dell'eclettico violinista polacco. Un vortice di romanticismo, esaltazione, riflessione, i pezzi dell'ultimo Cd e un paio di standard indimenticabili. Piacciono particolarmente Freedom, Hard score e la title track Anyone with a heart. Sul rettilineo del traguardo una versione incredibile di Caravan di Duke Ellington. Nel finale fa capolino una delicatissima e raffinata Somewhere over the rainbow che il pubblico condisce con un convinto battito di mani.

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