Sabato 9 Agosto 2014 - Libertà
E a Lugagnano il manouche dei Note Noire fa centro
Ma nella esaltante giostra del ritmo c'è gloria anche in duo per Bianco-Cella e Satta-Marcelli
di MATTEO PRATI
Ai bordi di un valzer musette, solcando partiture tzigane, giocando di sponda, evocando suoni lontani, sgranocchiando passione, hora rumena, rebetiko greco e timbri manouche francesi. Attitudine meticcia, inflessioni erranti, obiettivo gipsy jazz. E' in corso l'esibizione del Note Noire Quartet e le sensazioni si sovrappongono. Sul palco un vortice di accenti ed influenze. La giostra del ritmo. La band di Ruben Chaviano al violino, Roberto Beneventi alla fisarmonica, Tommaso Papini alla chitarra e Mirco Capecchi al contrabbasso ha griffato il penultimo appuntamento della rassegna Summertime in jazz, organizzata dal Piacenza Jazz Club con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, con il contributo della Camera di Commercio e il patrocinio della Provincia di Piacenza e della Regione Emilia-Romagna.
Siamo a Lugagnano, in una piazza IV Novembre gremita. Il programma è particolarmente accattivante. Lo introduce, come di consueto, il direttore artistico Gianni Azzali che poi lascia la parola all'assessore alla cultura Tiziana Tedaldi. Gli spartiti hanno iniziato a "stropicciarsi" molto presto: dal tardo pomeriggio spazio alla voce di Francesca Bianco e al pianoforte di Erminio Cella. Poi sguardo nei pressi del Municipio dove l'ascolto indugia sulla tromba di Gianni Satta e il piano di Gino Marcelli. Scende la sera e il palco principale si anima. Rivediamo la Bianco e Cella. In repertorio One note samba di Jobim e lo standard Ain't misbehavin. Salgono anche Satta e Marcelli, un duo che ha stupito per originalità e feeling. La loro proposta emerge con Merry Christmas, Mr Lawrence di Sakamoto e Dios e o diabo na terra do sol di Jobim. Inizia poco dopo il fiammeggiante set dei Note Noire Quartet: due mondi che si sfiorano, quello mitteleuropeo e quello più mediterraneo. Sullo sfondo la lezione di Django Reinhardt. Questi ragazzi dal cuore gitano non hanno dubbi: «La nostra musica rispecchia la convivenza di quattro anime molto diverse tra loro». Tanta legna da ardere. Le linee dell'improvvisazione tra cover, tracce tradizionali e brani originali: dall'Hasapiko a Khebar (John Zorn) da Horelu a Piccolo fiore (Carlo Venturi), passando per Inverno gitano (Roberto Beneventi), Cher ami (Franz Lehar), Laurita (Richard Galliano), Major to minor (Stian Mevik), The amorous dance of the orchid (Jaroslaw Bester), Czardas, Route De Acacias, fino a Niska banja e Le grand blond avec une chaussure noire (Vladimir Cosma). Nei bis Cigany kortanc prima dell'assalto finale degli spettatori per accaparrarsi il cd Incontri. Un doppio successo per il gruppo fiorentino.