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Martedì 12 Agosto 2014 - Libertà

Sgarbi: «Racconto il mito della donna tra arte e letteratura»

Il critico chiude stasera il Festival del teatro antico con l'excursus dalle matrone veleiati alla Belle Epoque

«Un libro di storia dell'arte potrebbe essere quasi esclusivamente un libro sulla donna, tanta è la quantità di opere che la donna ha ispirato dal mondo antico al mondo moderno. Perché la donna è il tema più discusso, più affrontato, più considerato e desiderato fra tutte le manifestazioni letterarie e artistiche dell'uomo». E ci si inoltrerà proprio in questo affascinante viaggio, condotto dal critico Vittorio Sgarbi, nella serata conclusiva del festival di teatro antico a Veleia, stasera alle ore 21.30 (ingresso gratuito; al termine, degustazione di vini e salumi della zona), che si accomiaterà dal pubblico con un appuntamento dedicato a Il mito della donna e la donna del mito, tra riferimenti artistici e letterari, a cominciare dai versi di Francesco Petrarca: «La figura femminile è protagonista della letteratura, dal Dolce Stil Novo fino a Gino Paoli» osserva Sgarbi, autore del saggio Piene di grazia, Bompiani, e curatore della mostra Da Giotto a Gentile, in corso a Fabriano. Diretta da Paola Pedrazzini, la manifestazione è organizzata dal Comune di Lugagnano, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia Romagna, con il sostegno di: Regione Emilia Romagna, Provincia di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di commercio e il supporto di aziende del territorio.
A offrire una cornice suggestiva sarà ancora una volta l'area archeologica della Valchero, nella cui basilica duemila anni fa si stagliavano le statue anche delle esponenti femminili della famiglia imperiale, addossate alla parete di fondo dell'edificio affacciato sul foro, cinto a ovest da un portico costruito grazie alla generosità di una donna, Baebia Bassilla, nome eternato con riconoscenza in un'imponente iscrizione su marmo bianco.
Proprio dall'età romana si muoverà l'excursus di Sgarbi, Dalle matrone veleiati alla Belle Époque, ma il discorso sul recupero dell'icona femminile attraverso modelli della tradizione antica potrebbe spingersi oltre: «L'autore più legato a modelli classici nella rappresentazione della donna è Massimo Campigli, in mostra in queste settimane alla Fondazione Magnani Rocca. Il classicismo ha continuato ad assumere un valore fondamentale per tanti artisti, da Messina a Ornati, a Tommasi Ferroni. Probabilmente il richiamo alla Belle Époque, che non ho scelto io, rimanda a Giovanni Boldini, singolare interprete del volto femminile. I pittori delle belle donne più vicini a noi sono sicuramente i preraffaelliti e Boldini. La Belle Époque coincise con un periodo in cui il modello femminile è particolarmente stimolante».
Non esente da ambiguità, nelle incarnazioni, dalla fine dell'Ottocento in avanti, del mito della femme fatale.
«É un aspetto. Ci sono bellissimi ritratti di Amalia Guglielminetti che appartengono a questo ambito. Ma abbiamo anche meravigliosi artisti legati alla figura femminile come Pietro Gaudenzi, oppure Armando Spadini, poi fuori d'Italia Auguste Renoir. La figura femminile è un soggetto molto fertile».
La locandina della serata a Veleia riproduce la "Danae" di Gustav Klimt, la figlia del re di Argo alla quale ha reso un celebre omaggio anche Correggio.
«Il soggetto è proprio della sensualità femminile, che si esprime in Correggio, il pittore più sensibile alla grazia, in maniera piena e carnale, in Klimt in maniera più morbosa, peccaminosa, simbolica. Ogni artista ha la propria cifra».
In compagnia di quali altri autori si compirà l'ideale itinerario nel femminile a Veleia?
«Carpaccio, Tiziano, Giovanni Bellini, Guido Cagnacci, Artemisia Gentileschi, Dante Gabriel Rossetti.. E il fiorentino Francesco Furini, pittore della bellezza femminile nella dimensione più intima, segreta, in penombra».
Ritroviamo soggetti ricorrenti?
«Venere o Danae, in cui la figura femminile si mostra in modo più sensuale, erotico. Tornano spesso anche le Lucrezie, le Cleopatre, che in realtà sono pretesti per raccontare una storia di nobiltà o di grande dignità umana, mostrando il corpo femminile nudo. Si tratta degli equivalenti di "San Sebastiano" per la pittura maschile».
Si individuano predilezioni per un soggetto o un altro in determinati periodi?
«Dai primi del Cinquecento, più o meno con le Cortigiane di Carpaccio, inizia a diffondersi il soggetto profano non mitologico. Da lì il genere femminile, più o meno travestito da simboli, da riferimenti mitologici e storici, domina incontrastato, fino ai capolavori di Velasquez».

a. ans.

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