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Venerdì 15 Agosto 2014 - Libertà

piacenza - La prima edizione del Summertime in Jazz ha chiuso i battenti a Morfasso pochi giorni fa

piacenza - La prima edizione del Summertime in Jazz ha chiuso i battenti a Morfasso pochi giorni fa. La rassegna, sostenuta dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano con il contributo della camera di Commercio, con il patrocinio di Provincia e Regione e in collaborazione con Piacenza Jazz Club e i comuni di Castellaquato, Lugagnano, Morfasso, Vernasca, Bobbio, Rivergaro e Travo, ha irradiato le sue proposte musicali per oltre un mese su e giù per Valdarda e Valtrebbia. Piazze piene, spettacoli esclusivi, giusta chimica. Traccia un bilancio Gianni Azzali, direttore artistico della rassegna.
Va in archivio il primo "numero" del "Summertime in Jazz", una valutazione a caldo.
«Il bilancio è sicuramente molto positivo, anche perché questa più che una prima edizione è stata un'edizione zero. Un'edizione di prova, non avevamo troppe aspettative, non sapevamo come avrebbe risposto il pubblico. Abbiamo cercato di calibrare ogni evento, la musica appropriata nel luogo appropriato. Gli abbinamenti non erano certo casuali e non c'era un unico filone tematico. Credo che la formula abbia funzionato».
Il pubblico grande protagonista della rassegna?
«Sono rimasto sorpreso dalla partecipazione. Vedere le piazze piene di un pubblico che si riunisce per ascoltare partiture di qualità fa sempre un bell'effetto. Mi hanno colpito il calore e l'attenzione di chi si accomodava per gustarsi il concerto. Le persone hanno mostrato gusto, passione, entusiasmo. Un patrimonio da non disperdere».
L'istantanea da fissare sulla "copertina" del Summertime in Jazz 2014?
«Non ho molti dubbi e dico il concerto dei Classic Jazz Five alla Pietra Perduca. Un impasto di musica e misticismo. La persone, sedute sulle rocce e sui gradini di S. Anna, erano incuriosite e quasi incredule».
Il concerto che ha maggiormente coinvolto il pubblico?
«Il concerto d'apertura, il 30 giugno a Palazzo Rota Pisaroni, con due stelle come Tuck and Patti. Si è creato un microclima umano ideale. Un percorso musicale emotivamente intenso».
Il concerto più divertente del Festival?
«Quello di Trovesi e Coscia a Vernasca. Un vero show, uno spasso. Tra storia, classe ed ironia. Irresistibili».
E, a chi la palma dell'esibizione più originale e sfaccettata?
«A Musica Nuda di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, un duo che ha sorpreso un po' tutti per la versatilità del progetto».
Tutto è filato liscio? Inconvenienti?
«A parte il maltempo non ci sono state difficoltà particolari. La pioggia non ci è stata amica ma tutto sommato ci ha graziato: alla fine abbiamo cambiato la location solo per due concerti».
Non solo concerti, però, spazio anche al concorso fotografico "La via di Genova e il Piacenziano"...
«Un buon riscontro, siamo soddisfatti dell'interesse suscitato. L'idea di fondo era quella di spingere i partecipanti alla ricerca di spunti e ispirazioni non scontati tra le bellezze della Valdarda e della Valtrebbia».
All'orizzonte si profila una probabile seconda edizione con vista su Expo 2015.
«E' ancora prematuro parlarne ma qualche idea frulla già. Allargheremo l'offerta, rinforzeremo il cartellone con eventi e nomi importanti. Poi un desiderio. Mi piacerebbe che il progetto Summertime coinvolgesse anche la Valnure, alla scoperta delle meraviglie di quella zona. Ci lavoreremo».

Matteo Prati

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