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C’È VITA SU MARX?Cittàcomune propone cinque incontri sulla vita e l’opera del primo e più importante teorico del comunismo, nel bicentenario della nascitaIncontro con Alfonso Berardinelli
MARX, ENGELS E GLI ALTRI
Visti da vicino: vizi e virtù di una generazione di intellettuali ottocenteschi, prima e dopo il Quarantotto
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Alfonso Berardinelli, già professore di Storia della critica letteraria all’Università di Venezia, dal 1985 al 1993 ha pubblicato con Piergiorgio Bellocchio “Diario”, rivista scritta e autoprodotta dai due autori (ristampa integrale, Diario, Quodlibet 2010). Critico e saggista, collabora a quotidiani e riviste. La sua produzione è raccolta in vari volumi, tra cui: Cento poeti. Itinerari di poesia (Mondadori, 1991); La poesia verso la prosa (Bollati Boringhieri, 1994), L’eroe che pensa (Einaudi, 1997); La forma del saggio (Marsilio, 2002, premio Viareggio); Casi critici. Dal postmoderno alla mutazione (Quodlibet, 2007).
KARL MARX (1818-1883)
Karl Marx nasce nel 1818 a Treviri, in una famiglia di borghesia ebraica assimilata. Dopo il Liceo studia Diritto e Filosofia prima a Bonn e poi a Berlino, dove si laurea con una tesi sulla Differenza tra la Filosofia della Natura di Democrito e di Epicuro. È il 1841: la pubblicazione della Essenza del Cristianesimo infiamma i “giovani hegeliani” e fa di Feuerbach il fratello maggiore ideale per tentare il “parricidio” di Hegel, “padrone” della filosofia tedesca. Per Marx inizia presto e durerà tutta la vita il serrato corpo-a-corpo teorico con l’autore della Fenomenologia dello Spirito: ventenne già vantava di averlo letto «da cima a fondo». In effetti è uno straordinario lettore: conosce i classici greci e latini, Goethe, Schiller, Heine e il romanzo francese; impara l’inglese sull’amato Shakespeare e legge Dickens, Thackeray, la Brönte; cita Dante e Machiavelli in italiano, in spagnolo leggerà Cervantes e Calderón (ormai vecchio, Puskin, Gogol’, Turgenev in russo). Giovanissimo s’innamora di Jenny Von Westphalen («la più bella ragazza di Treviri»), che gli sarà compagna per tutta la vita, affrontando per l’amato “Moro” (il soprannome di Marx in famiglia) anni di miseria: tre dei loro sei figli muoiono prematuramente. Nel ‘44 inizia a Parigi il lungo sodalizio con Friedrich Engels (1820-95, il padre è un commerciante tedesco e proprietario di fabbrica a Manchester). Insieme scoprono che «l’anatomia di ciò che Hegel abbracciava sotto il termine società civile è l’economia politica»: dai Manoscritti economico-filosofici del 1944, la critica dell’economia politica è il filo conduttore della ricerca marxiana.
Redattore della “Gazzetta renana” (poi direttore della “Nuova Gazzetta renana” nel biennio ‘48-49), Marx incontra il socialismo utopistico sui libri e tra gli operai renani e francesi, ancora largamente professionali o artigiani. «La fraternità umana non è una frase, ma la verità presso di loro». Per il giovane Marx, al proletariato, vittima dell’«ingiustizia universale», tocca il compito dell’emancipazione universale, «semplicemente umana», dell’«emancipazione dell’umanità». Nel 1845 Engels documenta nella Situazione della classe operaia in Inghilterra le condizioni di vita e lavoro degli operai della grande industria meccanizzata: emergono alienazione e abbrutimento (su cui tornerà Simone Weil in La condizione operaia quasi un secolo dopo). Intanto nell’Ideologia tedesca (a lungo inedita) viene esposta la concezione materialistica della storia come contraddittorio alternarsi di modi di produzione, cioè di modalità nelle quali gli uomini «nella produzione materiale della loro esistenza, entrano tra loro in rapporti necessari, determinati, indipendenti dalla loro volontà». La tensione etico-utopica lascia spazio alla vocazione scientifica, matura il passaggio del socialismo “dall’utopia alla scienza”, poi enfatizzato dal marxismo positivista in Germania e in Russia (proveranno a opporvisi pensatori come Lukács, Korsch, Gramsci). In un brillante e astioso pamphlet contro il socialista Proudhon (Miseria della filosofia, 1847) Marx sceglie la Rivoluzione, contro ogni riformismo: la Lega dei Giusti diventa Lega dei Comunisti e al motto «Tutti gli uomini sono fratelli» si sostituisce «Proletari di tutti i Paesi unitevi». Esce nel 1848 in quattro lingue, a pochi giorni della rivoluzione parigina di febbraio, il Manifesto dei Comunisti. Profeticamente, vi si prospetta l’«autogoverno dei produttori», in cui «la libertà di ciascuno è condizione della libertà di tutti»: il proletariato «liberando se stesso libera tutta l’umanità».
All’indomani del Quarantotto (sulla cui sconfitta in Francia e Germania scrive pagine memorabili), Marx e famiglia si trasferiscono per sempre a Londra. Qui studia per vent’anni alla biblioteca del British Museum gli economisti classici (Smith, Ricardo) e la produzione industriale, fino a scoprire le leggi di valorizzazione del capitale. Determinante è il contributo di Engels, che gli fornisce preziosi dati tecnico-produttivi, oltre a concreto aiuto economico (unica entrata di Marx è la collaborazione con Il “New York Daily Tribune”). Protagonista della nascita nel 1864 della I Internazionale, per cui redige i principali documenti teorico-politici, nel 1867 pubblica il I libro del Capitale. Critica dell’economia politica (il II e il III libro sono pubblicati postumi da Engels). «Il mondo è una immane distesa di merci», recita l’incipit di impressionante attualità del capolavoro marxiano, la produzione delle quali maschera la valorizzazione del capitale e la riduzione delle relazioni umane a rapporti tra cose o funzioni. «Il farsi-mondo delle merci è il divenir-merce del mondo», scriverà un secolo dopo Guy Debord, uno dei più attendibili interpreti novecenteschi di Marx.
In tempi di rivoluzione digitale non sembri bizzarro riproporre il vecchio Marx: ha individuato nell’impersonale valorizzazione del capitale travestita in incessante produzione di merci (finanche immateriali) il moderno Leviatano, il deus ex machina del presente in cui viviamo, entro la mondializzazione di rapporti sempre più “video-mediati”. E se è vero che i tentativi di inverarne la proposta comunista (a partire dall’Ottobre sovietico) sono tragicamente falliti, il suo progetto di superare la separazione dilagante tra lavoro intellettuale e manuale, tra lavoro ideativo e esecutivo - così traendo «da ciascuno secondo le sue capacità» per restituire «a ciascuno secondo i suoi bisogni» - mantiene piena validità. Forse non è a Marx che possiamo guardare oggi per cambiare il mondo, il quale si trasforma inesorabilmente da sé: ma per ricominciare a capirlo sì. |